Renzi: autonomie salve perché mancavano i numeri in Parlamento

Perché, diversamente dalle altre Regioni, le autonomie speciali non sono toccate dalle riforma costituzionale?

di Zenone Sovilla

Una delle questioni che vengono spesso sollevate nei dibattiti di questi giorni in vista del referendum è la differenza di trattamento tra le Regioni ordinarie, cui la riforma toglie vari poteri di primaria rilevanza, e le Regioni e Province a statuto speciale che escono invece rafforzate nella loro peculiarità e vedono dunque allargarsi la forbice fra le competenze loro attribuite e quelle degli altri territori.

A spiegare il motivo di questo trattamento particolare è stato lo stesso presidente del consiglio, Matteo Renzi, intervistato a Radio 24 da Alessandro Milan e Oscar Giannino, nella trasmissione «Attenti a noi due» (puntata del 21 novembre, dopo il minuto 21), che va in onda dal lunedì al venerdì alle 8.15.

Il capo del governo, sollecitato dai due giornalisti, ha osservato che in Parlamento non c’erano i numeri sufficienti per metter mano anche agli statuti di autonomia.

Anche un’altra esponente di primo piano del partito democratico, Alessia Morani, spesso ospite dei talk show televisivi, una decina di giorni fa aveva spiegato a La7 che era volontà della maggioranza ridimensionare anche le Regioni e Province a statuto speciale, ma c’era appunto un problema di voti per la maggioranza in Parlamento.

Come noto, i numeri ballerini per l’esecutivo riguardano palazzo Madama, dove la pattuglia di senatori eletti nelle regioni e province autonome riveste un ruolo fondamentale per far tornare i conti della maggioranza. Nel confronto con il governo, dunque, si sono ottenute concessioni importanti, a cominciare appunto dalla blindatura degli statuti speciali tramite una «clausola di salvaguardia» che ne assicura in toto le prerogative e ne subordina eventuali modifiche future all’«intesa» fra lo Stato e gli enti autonomi (in altre parole, il Parlamento non potrebbe, da solo, varare una riforma di queste istituzioni territoriali).

«Le Regioni a statuto speciale - risponde Renzi a Radio 24 - non sono toccate dalla riforma costituzionale. Perché il Parlamento o ha scelto di mantenerle in ottemperanza ai principi del passato o - come io penso - perché non c'erano i numeri per poter cambiare».

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