L'ex assessore provinciale Matuella: «Chi fa politica merita l'indennità»

Ho riflettuto sul significato e sul perché il Consiglio regionale abbia ritenuto di dover approvare una legge per consentire ai consiglieri regionali che lo volessero di rinunciare, in tutto o in parte, all'indennità disposta per il loro mandato. Non riesco a trovare una motivazione apprezzabile; non riesco a trovare una spiegazione che abbia un minimo di logica e di senso comune tale da essere apprezzata da chi non fa parte del Consiglio (e dei Consigli provinciali di Trento e Bolzano). Ritengo sia difficile trovare una persona sensata e ragionevole che sostenga che il mandato debba essere svolto gratuitamente; le persone serie e ragionevoli non possono pensare questo perché significherebbe implicitamente che gli incarichi pubblici dovrebbero essere riservati a chi dispone di mezzi finanziari che glielo possano consentire.
E questo è quello che succedeva nei secoli passati.

Ognuno può rendersi conto, se è una persona ragionevole, che l'impegno richiesto ad un consigliere regionale (e provinciale) che lo intenda svolgere con dedizione, documentandosi e informandosi, facendo proposte e controllando l'operato dell'esecutivo, è assorbente e non lascia spazio e tempo (o ne lascia pochissimo) per continuare la propria attività. A questo proposito il disegno di legge regionale presentato in questi giorni da un consigliere regionale trentino per abolire integralmente l'indennità consiliare per sostituirla con un gettone di presenza è talmente paradossale da lasciare interdetti.

Quel consigliere sembra ritenere che l'impegno di consigliere regionale (e provinciale) sia compatibile con la prosecuzione dell'attività lavorativa di ciascun consigliere, la qual cosa lascia trasparire una ben scarsa considerazione del ruolo del consiglio regionale (e provinciale). Una tale valutazione, che proviene per di più da un diretto interessato, cosa può far pensare al cittadino, già spesso così critico nei confronti della politica (e dei politici)? Una delegittimazione della quale non si sente davvero il bisogno e l'opportunità e che non contribuirà sicuramente ad accrescere la considerazione e la stima della gente verso la politica e verso i politici.

Tornando alla legge che prevede la possibilità di una rinuncia volontaria, totale o parziale, dell'indennità consigliare, che definire imbarazzante è ancora poco, non posso che limitarmi, per quel che può valere, a rivolgere un invito, un appello a chi fa parte del Consiglio regionale. La gente in genere discute (e dissente) sul quantum dell'indennità consiliare, ritenendola troppo elevata, non sulla sua legittimità. Allora, invece di presentare e approvare una legge che non serve e non servirà a nulla se non ad auto delegittimarsi, si sarebbe potuto, se condiviso, provvedere a ridurre tale indennità. Tenendo presente che la politica ha comunque un costo e la gente lo sa.

Per questo è sensibile al modo in cui i consiglieri svolgono la loro attività, alla loro preparazione e capacità, al loro impegno, ai provvedimenti che vengono (o non vengono) approvati a favore della Comunità e di chi vi abita ed opera. Condivido quindi in toto le considerazioni del presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, quando stigmatizza il messaggio che quella legge veicola e cioè che la politica non costa nulla e quindi non vale nulla, con ciò contribuendo a diminuire ulteriormente la sua già non e levata credibilità. E di ciò non vi è proprio alcun bisogno.

Sergio Matuella
Già consigliere e assessore provinciale

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