Il presidente del Patt Pedergnana e il saluto fascista «Ero di An, quel bacio a Mussolini vecchia goliardata»

Carlo Pedergnana si è dimesso. A soli quattro giorni dalla sua elezione alla presidenza del Patt, lascia l'incarico travolto dalle polemiche scatenata da alcune vecchie foto che lo ritraggono mentre bacia un'immagine del Duce e fa il saluto fascista.

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Ecco la lettera che Pedergnana ha inviato al partito:

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Dimissioni irrevocabili, che il partito ha accettato senza esitazioni, per chiudere uno scandalo che rischia di compromettere il fragile equilibrio raggiunto al congresso. L'ufficio politico del Patt esprime apprezzamento, solidarietà e vicinanza a Pedergnana, e si scaglia contro i «dossieraggi», le «calunnie» e gli «schizzi di fango». Ecco il testo completo del comunicato:

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Nel Patt scoppia il caso Carlo Pedergnana. Il neopresidente delle stelle alpine, eletto da appena quattro giorni, scivola su alcune foto che lo ritraggono mentre bacia un'immagine del Duce e mentre fa il saluto fascista. Insomma, «valori» ben lontani da quelli espressi dall'autonomismo e dai seguaci di Andreas Hofer. Lui si difende, ma la bufera lo travolge. Secondo le indiscrezioni, le dimissioni sono questione di ore.

 

Carlo Pedergnana, scusi: non la chiamiamo per un'intervista sulla sua linea politica, sul Patt che verrà o sugli strascichi del congresso. Ci può spiegare, invece, la foto in cui bacia un santino del Duce?
«Ah, quella. Una goliardata del passato, cose che si fanno in momenti particolari, ma sono trascorsi ormai parecchi anni. Vado a memoria, ma credo si trattasse di una festa in caneva, forse a Capodanno. In certi momenti, con gli amici, si va un po' oltre, si esagera».
Però si tratta di Mussolini: c'è qualcosa di politico e di ideologico in quel gesto?
«Non è un segreto o un mistero la mia militanza in Alleanza Nazionale: sono stato un militante dal 1993 o 1994 fino al 2000. Con altri ragazzi eravamo affascinati e ammaliati da una figura indubbiamente carismatica come quella di Roberto de Laurentis. Diciamo che si trattava di un legame con la persona. Tornando a quella foto, posso anche immaginare la provenienza, ma queste cose non mi sfiorano: io ho la fedina penale pulita, sono una persona onesta e trasparente, oggi come nel passato. Ribadisco in tutta onestà e senza voler nascondere nulla: era una serata in caneva, ci si diverte, si beve un bicchiere, si ride. In quella foto poteva esserci Stalin, era uno scherzo con gli amici».
Però quando poi si diventa personaggi pubblici e si viene eletti per un ruolo come quello di presidente del Patt, qualcosa di quelle serate può emergere: ora è un autonomista?
«Il Patt in questi anni si è aperto, ha raccolto sensibilità differenti, provenienti soprattutto dal centro destra. Quell'area politica, oggi così in difficoltà, è affascinata dai nostri valori autonomisti. Poi se si è un partito di raccolta bisogna raccogliere e accogliere storie differenti, altrimenti si resta fermi al 3%. Detto di quella foto del passato, sono altre le cose delle quali bisogna vergognarsi, come essere disonesti o indagati. Ora bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare. E lo stiamo già facendo: il segretario Franco Panizza lo sento almeno quattro volte al giorno». 

A proposito del segretario. Voci sulle presunte frequentazioni «discutibili» di Pedergnana ieri sono giunte anche al rieletto Franco Panizza, che non si è detto comunque tranquillo: «Ho sentito il presidente, non mi sembrava turbato dalla cosa. Mi pare di aver capito che si tratta di cose risalenti ad anni fa, più errori di gioventù, sciocchezze dettate dall'età, che segni di un vissuto politico vero e proprio». Eppure l'amico con cui Pedergnana si dilettava in goliardate nostalgiche del Ventennio, che preferisce mantenere l'anonimato, assicura che Padergnana, che evidentemente «illuminato» prima dall'ormai ex amico di Arco, Mauro Ottobre, e poi da Panizza, ha scoperto i valori dell'autonomia e la storia di Andreas Hofer, che sono piuttosto lontane dalle teorie nazionaliste espresse dai partiti di destra, si sarebbe trovato in varie occasioni a condividere con un gruppo di amici canti e simboli dell'epoca del regime fascista. «Ho un nutrito repertorio di foto e video con lui - sostiene - di non molto tempo fa». E per questo lui che si sente un «camerata» si dice deluso e rammaricato nel vedere che una persona con la quale pensava di condividere dei valori politici abbia preferito al fascio le Stelle alpine, diventando addirittura presidente del Patt.

LE REAZIONI

Il comunicato del Pd Trentino: Saremo forse in un’epoca storica che tende a stingere le tradizioni politiche e culturali del passato, che sfuma sulle appartenenze vigorose che un tempo contraddistinguevano l’azione politica di ciascun cittadino. Se però qualcosa di quella stagione è rimasto saldo, è l’antifascismo come valore collettivo.Il ripudio di una pagina storica che rappresenta l’esperienza più buia per il nostro Paese, per la nostra terra, la nostra autonomia, e per l’intera Europa.     Se esiste un filo rosso che a dispetto dei decenni lega questo Centrosinistra Autonomista alle vicende della comunità trentina che fu dell’ASAR, del PCI, della DC e della tradizione socialista, è proprio l’antifascismo come carattere culturale e politico. Per questo chiediamo, con rispetto ma anche con fermezza, che il Partito Autonomista nostro alleato prenda rapidamente i provvedimenti che riterrà più opportuni.

Alessio Manica (Pd): Non sono compatibile. Chi si riconosce nel centro sinistra autonomista non può accettare. L'antifascismo è elemento base della nostra democrazia. Il Patt batta un colpo, subito.

Giuseppe Corona (Patt):  «Mi meraviglio, caro segretario, di essere costretto a fare un intervento doloroso, ma necessario, su un tema che un partito che si definisce democratico dovrebbe aver risolto per naturale, immediata reazione chimica. Invece mi trovo qui a chiedere le dimissioni di Carlo Pedergnana per il suo inqualificabile passato fascista (ma passato di quanto?), idee e frequentazioni che gli dovrebbero aver impedito, nonostante una naturale, possibile e comprensibile evoluzione del suo pensiero - di sedere sullo scranno di presidente, garante del simbolo del partito, di un partito che del passato e delle azioni fasciste ha davvero tristi ricordi».

Ad affermarlo è Giuseppe Corona, del Patt, contendente di Panizza alle recenti elezioni per la segreteria del partito.
«No, signori - prosegue - il passo è troppo grande, troppo forzato, troppo poco credibile per essere accettato. Io qui, oltre ad una larga fetta del partito, rappresento anche gli Schuetzen, proprio quegli Schuetzen che furono cancellati d’autorità da quel partito, peraltro messo fuori legge, al quale si ispirava Pedergnana che ora guarda il mondo dall’altra parte della barricata, seduto su una poltrona di prestigio. Troppo pochi anni sono passati da questa folgorante conversione del camerata per poter accettare che continui nel mandato conferitogli dai partecipanti, spero ignari, del nostro ultimo congresso».

«Chiedo - conclude - se ne vada, dunque. Ma mi chiedo anche quante ponderate sono state le scelte di Franco Panizza pur di blindare la sua candidatura a ‘eternò segretario del Patt, pur di circondarsi di amici, di gente che, pur di avere uno scranno, accettava e accetta di avvallare tutto. Ricordo al segretario che l’apologia di reato, prevista dalla legge Scelba del 1952, anche alla luce delle successive interpretazioni della Corte Costituzionale, non è mai decaduta. Nella fattispecie si parla di ‘esaltazione tale da poter condurre alla riorganizzazione del partito fascistà. E non è esaltazione baciare l’immagine del Duce, anche dopo un brindisi, come dice una balbettante difesa? Lo so che su Facebook ci sono decine di profili che, per gli stessi motivi, andrebbero chiusi. E so anche che i vertici di Facebook hanno risposto a coloro che hanno protestato che i profili incriminati rientravano negli ‘standard della comunita».
Ma qui non siamo su Facebook, caro segretario, e non siamo nemmeno su Scherzi a parte.

Noi abbiamo - ribadisce Corona - una tradizione culturale e politica da difendere, siamo un partito autonomista che si riconosce nel centro sinistra ed in una storia che non consente interpretazioni. Storia alla quale non può appartenere Pedergnana che, troppo frettolosamente e per motivi fin troppo noti, avete scelto per fare da presidente - e quindi da garante del nostro partito - e per questioni geopolitiche: dare un contentino all’Alto Garda. Ma l’Alto Garda, caro segretario, termina ancora dove c’è il confine sulla Gardesana Orientale tra Riva del Garda e Limone o si spinge idealmente fino a Salò?».

Giacomo Bezzi (Fi): allucinante non riconosco piu il Patt solo potere nessun ideale pazzesco. Io me ne sono andato 8 anni fa proprio x questo siete solo dei caregari incapaci.

Manuela Bottamedi (Misto): CRISI D’IDENTITÀ. Da una parte Rossi che va al Brennero con i comunisti a cantare "Bella Ciao”, dall'altra il nuovo Presidente che cantava "Faccetta Nera"….. CHE CONFUSIONE.

Lucia Maestri (Pd): E' del tutto evidente che è inaccettabile. Né giustificabile come errore di gioventù ,o come goliardata. Sono convinta che gli amici del patt sapranno trarne le conseguenze.

Mauro Ottobre (Patt): Non mi piace quello che è successo a Carlo Pedergnana e vorrei deludere tutti quelli che hanno scommesso: non sto facendo salti di gioia. Sarà lui a rispondere di azioni e atteggiamenti del suo passato, io penso ancora alle recenti vicende del Patt, all'amarezza di non aver rispettato i sacri vincoli dell'amicizia pur di ottenere il giocattolo sempre sognato. Ma penso ancora a chi fa politica contrapponendo numeri e persone alle idee che possono contribuire a far crescere un partito oggi arroccato sugli standard del...vecchio che avanza

Lorenzo Pomini (Cisl): Nuove facce, nuova politica. Patt 4.0? D'annunzianamente Eja Eja Alalà. Meglio ripensarci

Franco Ianeselli (Cgil): «Manifeste simpatie per il fascismo non si possono liquidare come semplice goliardata giovanile.
Mai. E soprattutto quando questi atteggiamenti appartengono a persone che ricoprono un ruolo di vertice in uno dei maggiori partiti della nostra Provincia, peraltro alla guida della coalizione di governo». «Fatta salva - aggiunge - la sensibilità politica di ognuno di noi, questa non può mai mettere in discussione l’antifascismo, valore assoluto e fondante della nostra democrazia. Annacquare o banalizzare gesti e affermazioni in contraddizione con questo valore rischia di svuotare il senso del nostro passato, le lotte di quanti, uomini e donne, si sono spesi per la libertà democratica». Per questa ragione la Cgil del Trentino ritiene indispensabile che il Patt e tutti i partiti della coalizione di maggioranza condannino con fermezza quanto accaduto e prendano tutti i necessari provvedimenti.

Mattia Civico (Pd): Il fascismo é la pagina più buia e triste della nostra storia moderna. Il nostro futuro si fonda sui valori dell'antifascismo, della pace e della democrazia. Chi non riconosce e promuove questi valori comuni e basilari non può sedere al tavolo del centrosinistra autonomista. Il Patt faccia chiarezza. É urgente e necessario.

Il comunicato di Giuseppe Corona (Patt): Mi meraviglio, caro segretario, di essere costretto a fare un intervento doloroso, ma necessario, su un tema che un partito che si definisce democratico dovrebbe aver risolto per naturale, immediata reazione chimica. Invece mi trovo qui a chiedere le dimissioni di Carlo Pedergnana per il suo inqualificabile passato fascista (ma passato di quanto?), idee e frequentazioni che gli dovrebbero aver impedito  nonostante una naturale, possibile e comprensibile evoluzione del suo pensiero - di sedere sullo scranno di presidente, garante del simbolo del partito, di un partito che del passato e delle azioni fasciste ha davvero tristi ricordi.
No, signori, il passo è troppo grande, troppo forzato, troppo poco credibile per essere accettato. Io qui, oltre ad una larga fetta del partito, rappresento anche gli Schuetzen, proprio quegli Schuetzen che furono cancellati d'autorità da quel partito, peraltro messo fuori legge, al quale si ispirava Pedergnana che ora guarda il mondo dall'altra parte della barricata, seduto su una poltrona di prestigio. Troppo pochi anni sono passati da questa folgorante conversione del camerata per poter accettare che continui nel mandato conferitogli dai partecipanti, spero ignari, del nostro ultimo congresso. Chiedo se ne vada, dunque. Ma mi chiedo anche quante ponderate sono state le scelte di Franco Panizza pur di blindare la sua candidatura a “eterno” segretario del Patt, pur di circondarsi di amici, di gente che, pur di avere uno scranno, accettava e accetta di avvallare tutto. Ricordo al segretario che l'apologia di realto, prevista dalla legge Scelba del 1952, anche alla luce delle successive interpretazioni della Corte Costituzionale, non è mai decaduta. Nella fattispecie si parla di “esaltazione tale da poter condurre alla riorganizzazione del partito fascista”. E non è esaltazione baciare l'immagine del Duce, anche dopo un brindisi, come dice una balbettante difesa? Lo so che su Facebook ci sono decine di profili che, per gli stessi motivi, andrebbero chiusi. E so anche che i vertici di Facebook hanno risposto a coloro che hanno protestato che i profili incriminati rientravano negli “standard della comunità”. Ma qui non siamo su Facebook, caro segretario, e non siamo nemmeno su Scherzi a parte. Noi abbiamo una tradizione culturale e politica da difendere, siamo un partito autonomista che si riconosce nel centro sinistra ed in una storia che non consente interpretazioni. Storia alla quale non può appartenere Pedergnana che, troppo frettolosamente e per motivi fin troppo noti, avete scelto per fare da presidente - e quindi da garante del nostro partito - e per questioni geopolitiche: dare un contentino all'Alto Garda. Ma l'Alto Garda, caro segretario, termina ancora dove c'è il confine sulla Gardesana Orientale tra Riva del Garda e Limone o si spinge idealmente fino a Salò?

Saremo forse in un’epoca storica che tende a stingere le tradizioni politiche e culturali del passato, che sfuma sulle appartenenze vigorose che un tempo contraddistinguevano l’azione politica di ciascun cittadino. Se però qualcosa di quella stagione è rimasto saldo, è l’antifascismo come valore collettivo.Il ripudio di una pagina storica che rappresenta l’esperienza più buia per il nostro Paese, per la nostra terra, la nostra autonomia, e per l’intera Europa.

 

Se esiste un filo rosso che a dispetto dei decenni lega questo Centrosinistra Autonomista alle vicende della comunità trentina che fu dell’ASAR, del PCI, della DC e della tradizione socialista, è proprio l’antifascismo come carattere culturale e politico.

 

Per questo chiediamo, con rispetto ma anche con fermezza, che il Partito Autonomista nostro alleato prenda rapidamente i provvedimenti che riterrà più opportuni.  

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Saremo forse in un’epoca storica che tende a stingere le tradizioni politiche e culturali del passato, che sfuma sulle appartenenze vigorose che un tempo contraddistinguevano l’azione politica di ciascun cittadino. Se però qualcosa di quella stagione è rimasto saldo, è l’antifascismo come valore collettivo.Il ripudio di una pagina storica che rappresenta l’esperienza più buia per il nostro Paese, per la nostra terra, la nostra autonomia, e per l’intera Europa.

 

Se esiste un filo rosso che a dispetto dei decenni lega questo Centrosinistra Autonomista alle vicende della comunità trentina che fu dell’ASAR, del PCI, della DC e della tradizione socialista, è proprio l’antifascismo come carattere culturale e politico.

 

Per questo chiediamo, con rispetto ma anche con fermezza, che il Partito Autonomista nostro alleato prenda rapidamente i provvedimenti che riterrà più opportuni.  

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