Riforma urbanistica: riqualificare e dove si può anche demolire

di Domenico Sartori

Carlo Daldoss ha anticipato di nuovo di ieri, come a fine settembre a Riva del Garda alla convention «Rebuild», alcuni contenuti della riforma urbanistica prossima ventura. Lo ha fatto intervenendo al convegno «Il governo del territorio tra fare e conservare» organizzato da Tribunale regionale di giustizia amministrativa di Trento, Università, Provincia autonoma e Ordine degli ingegneri.

Concetto di fondo ribadito dal geometra, già sindaco di Vermiglio, cui Ugo Rossi ha affidato il pesante assessorato all'urbanistica: «Territorio e paesaggio sono beni e valori non delocalizzabili e rappresentano la nostra vera identità».

Dunque, i contenuti della nuova legge, che saranno tra pochi giorni pubblicati online su una piattaforma ad hoc, riservata però solo agli addetti ai lavori (tecnici, amministratori comunali, avvocati), per raccogliere suggerimenti dai diversi saperi. Prima di tutto il risparmio del suolo: «Punto zero» lo definisce Daldoss. «Abbiamo previsto una norma forte per cui i Prg non potranno prevedere neanche un un metro quadro di nuovo territorio edificato, se non per stretti, ben definiti bisogni di edilizia abitativa o per aree produttive veramente motivate». Una qualche deroga al sacro principio del risparmio di suolo, dunque, ci sarà. Daldoss non ha fornito ulteriori dettagli.

Il contesto, cioè la crisi in atto, aiuta. Il fatto di avere previsto con l'Imis (la nuova Imposta immobiliare semplice in vigore dal 2015) la tassazione anche delle aree edificabili coltivate da agricoltori professionali, ha già fatto scattare le richieste di cambio di destinazione d'uso, per togliere la edificabilità dei lotti. Innovativo, ma delicato, è il «toccare» la proprietà privata. Già nella Finanziaria 2015, con il «Fondo del paesaggio», è previsto, ha spiegato Daldoss, che «la Provincia possa intervenire in maniera coattiva sulla proprietà privata, per interventi di recupero di aree abbandonate e incolti».

Il principio del risparmio di suolo si accompagna, altro cardine della riforma, alla riqualificazione dei volumi esistenti e alla riqualificazione urbana.

Qui si misura l'equilibrio, difficile, tra fare e conservare, oggetto del convegno introdotto dal presidente del Tar di Trento, Armando Pozzi , e coordinato, nelle due sessioni di ieri, dal giudice costituzionale Daria de Pretis . Per trovare il giusto equilibrio, la Provincia - è l'annuncio di Daldoss - metterà in campo «una terna di grandi esperti, di caratura internazionale», come fatto in Alto Adige, che esprimeranno pareri qualificati. Il concetto è: passare dalla politica del «No, non si può fare» alla politica del «Sì, si può, ma a queste condizioni».

L'altro cardine della futura legge urbanistica è quello del «Demolire si può, a volte si deve». È forse l'aspetto più innovativo. Daldoss argomenta: «L'investimento pubblico, più che per tirare su mattoni, si giustifica anche per togliere quello che di incongruo c'è sul territorio. Basta passare in via Brennero a Trento, per capire». Il problema è come l'ente pubblico possa obbligare i proprietari privati in maniera coattiva a demolire un edificio "incongruo" con il paesaggio, salvaguardando i diritti edificatori. «Ma la proprietà privata» dice Daldoss «è un limite che può essere valicato per un interesse più generale». Il criterio, per spingere sulle riqualificazione, sarà quello del bastone e della carota: incentivi («al punto di rendere gratuiti gli oneri di urbanizzazione») per chi riqualifica l'esistente e penalizzazioni (con aumento degli oneri) per chi costruisce sul nuovo. Tra le misure incentivanti, anche la creazione di un mercato dei crediti edilizi, cioè di volumi spostabili su altre aree.

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