Via libera della Camera al Jobs Act: ora va al Senato

Sì dell’Aula della Camera al Jobs act. Il testo, approvato a Montecitorio con 316 sì, 6 no e 5 astenuti, torna al Senato. Quaranta deputati del Partito democratico (su un gruppo di 307 componenti) non hanno votato il Jobs act, due hanno detto no al testo, altri due si sono astenuti. I deputati dell'opposizione non hanno partecipato al voto.

Sì dell’Aula della Camera al Jobs act. Il testo, approvato a Montecitorio con 316 sì, 6 no e 5 astenuti, torna al Senato. Quaranta deputati del Partito democratico (su un gruppo di 307 componenti) non hanno votato il Jobs act, due hanno detto no al testo, altri due si sono astenuti. È quanto risulta dai tabulati del voto in Aula. I no sono quelli di Giuseppe Civati e Luca Pastorino. Astenuti i civatiani Paolo Gandolfi e Giuseppe Guerini.

Nessuno dei deputati dell’opposizione ha invece partecipato al voto finale. Inizialmente, soltanto la Lega aveva annunciato la sua non partecipazione. È stata, dunque, una sorpresa vedere oltre ai deputati del Carroccio e di M5S anche quelli di FI e di Sel abbandonare l’emiciclo poco prima della votazione finale. Ad accendersi sono state soltanto le lucine sul tabellone relative alle postazioni di voto dei deputati della maggioranza.

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Il disegno di legge approvato a Montecitorio prevede cinque deleghe al Governo tornerà ora in seconda lettura in Senato con l’obiettivo di chiudere entro il 9 dicembre e di approvare i principali decreti delegati entro fine anno. Ecco in sintesi cosa prevede il provvedimento.

CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI PER I NEOASSUNTI.
Arriva il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio per tutti i neoassunti. Nel testo sono state introdotte alla Camera modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori con la possibilità di reintegra nel posto di lavoro in caso di licenziamenti illegittimi limitata non solo a quelli nulli e discriminatori ma anche a «specifiche fattispecie» di quelli disciplinari (legati al comportamento del lavoratore). Saranno i decreti delegati a stabilire quali saranno queste fattispecie. Sui licenziamenti per motivi economici (esigenze aziendali) giudicati ingiustificati sarà previsto solo l’indennizzo.

RIORDINO FORME CONTRATTUALI E RAPPORTI LAVORO.
L’obiettivo al quale si vuole arrivare con il contratto a tutele crescenti è di farne la modalità normale di assunzione sfoltendo le decine di forme contrattuali e le norme esistenti. Si punta alla creazione di un testo organico di disciplina delle varie tipologie contrattuali e al «superamento» delle collaborazioni coordinate e continuative.

MANSIONI FLESSIBILI E CONTROLLI A DISTANZA.
Si rivede la disciplina delle mansioni in caso di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale con l’interesse del lavoratore alla tutela del posto di lavoro, della professionalità e delle condizioni di vita, prevedendo limiti alla modifica dell’inquadramento. Il passaggio da una mansione all’altra diventa più semplice (con la possibilità anche di demansionamento). Viene rivista anche la disciplina dei controlli a distanza con la possibilità di controllare impianti e strumenti di lavoro.

RIFORMA CIG.
Sarà impossibile autorizzare la cig in caso di cessazione definitiva di attività aziendale (la Commissione lavoro della Camera ha aggiunto la parola «definitiva» al testo arrivato dal Senato). L’obiettivo è di assicurare un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori con tutele uniformi e legate alla storia contributiva del lavoratore.
Saranno rivisti i limiti di durata dell’indennità (adesso il tetto è di due anni per la cassa ordinaria e di quattro per la straordinaria) e sarà prevista una maggiore partecipazione da parte delle aziende che la utilizzano. Si punta alla riduzione delle aliquote di contribuzione ordinarie (ora all’1,9% della retribuzione) con la rimodulazione delle stesse tra i settori in funzione dell’effettivo impiego.

RIFORMA ASPI.
La durata del trattamento di disoccupazione dovrà essere rapportata alla «pregressa storia contributiva» del lavoratore con l’incremento della durata massima (per ora fissata a 18 mesi a regime nel 2016, ndr) per quelli con le carriere contributive più rilevanti. Si vuole estendere l’Aspi ai collaboratori fino al superamento di questo tipo di rapporto di lavoro. Per le persone in situazione di disagio economico potrebbe essere introdotta dopo la fruizione dell’Aspi una ulteriore prestazione eventualmente priva di contributi figurativi.

RAZIONALIZZAZIONE INCENTIVI ALL’ASSUNZIONE E ALL’AUTOIMPIEGO.
Si istituisce inoltre un’Agenzia nazionale per l’impiego e si punta a semplificare e razionalizzare le procedure di costituzione e gestione dei rapporti di lavoro al fine di ridurre gli adempimenti a carico di cittadini e imprese. L’obiettivo è svolgere tutti gli adempimenti per via telematica.

NO VACATIO LEGIS.
Legge e decreti delegati entreranno in vigore il giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta. Gli effetti degli interventi normativi saranno oggetto di un monitoraggio permanente da realizzarsi senza maggiori oneri.

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