Nuovi appelli per il reporter italiano arrestato in Turchia

È sempre alta l’attenzione sulle condizioni e la sorte di Gabriele Del Grande, il regista e blogger di Lucca arrestato e detenuto in Turchia dove era andato per raccogliere materiale per un libro sui profughi siriani rifugiati nella provincia sud orientale dell’Hatay.

Le autorità turche non hanno ancora reso noto il dossier con i motivi del fermo del nostro connazionale avvenuto il nove aprile e l’unica notizia positiva, per il momento, è che dopo gli incontri di ieri, Del Grande - dopo dodici giorni trascorsi senza vedere nessuno - ha continuato a nutrirsi anche se solo con liquidi e che pur continuando a rifiutare il cibo non ha messo in atto misure più drastiche dopo il segnale di schiarita di ieri.

Il blogger toscano, che è in isolamento, ieri infatti ha potuto finalmente incontrare e parlare abbastanza a lungo con il console italiano a Izsmir Luigi Iannuzzi e con l’avvocato turco esperto in diritti umani Taner Kilic e questo deve avergli un po' alzato il morale e convinto a proseguire nell’assumere bevande anche se non rinforzate da vitamine o integratori.

Continuano le manifestazioni di sostegno alla battaglia diplomatica per il rilascio del blogger trentaquattrenne, regista di "Io sto con la sposa" presentato a Venezia, e da stamani sulla sede del Tirreno a Livorno campeggia una enorme prima pagina che chiede Gabriele libero. «Con questo gesto - spiega Luigi Vicinanza direttore del quotidiano - il giornale intende sensibilizzare l’opinione pubblica e schierarsi a fianco di Gabriele, raccogliendo il suo appello a non lasciarlo solo».

A Roma, davanti al Quirinale, un nutrito presidio di persone, tra le quali l’avvocatessa Alessandra Ballerini che si batte per i diritti dei migranti - un tema caldo al quale Del Grande ha dedicato molto del suo impegno con un sito sempre aggiornato sui flussi e i destini degli sbarcati - hanno chiesto la liberazione del reporter aderendo all’appello lanciato da alcune organizzazioni come Amnesty, Arci e Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai.

«Gabriele chiede, come ribadito anche nella telefonata alla compagna Alexandra D’Onofrio, di essere liberato e tornare a casa.

Ad oggi - ha detto l’avvocatessa Ballerini - non sono note le ragioni del protrarsi del suo trattenimento né i motivi del ritardo del suo rimpatrio verso l’Italia».

Il documentarista ha rifiutato alimenti da martedì scorso per protestare contro la sua illegale prigionia. Un fenomeno che purtroppo in Turchia ha colpito migliaia di persone recluse nelle carceri per volere del presidente Tayyip Erdogan in violazione di qualunque diritto dopo il fallito golpe dello scorso luglio che ha decapitato l’intera classe dirigente laica: militari, avvocati, magistrati, docenti, giornalisti. Tutti in cella da mesi e senza contatti.

«Gabriele era in Turchia per scrivere un libro, non svolgeva alcuna attività illecita nè tantomeno pericolosa. Auspichiamo - ha aggiunto Ballerini - che qualsiasi errore di valutazione sulla sua persona e sul suo lavoro possa essere immediatamente chiarito, grazie anche all’avvenuta nomina dell’avvocato Taner Kilic, e Gabriele possa finalmente essere rimesso in libertà e tornare dalla sua famiglia».

L’avvocatessa ha ricordato che Del Grande si trova nel centro di detenzione Ggm di Mugla (’geri gonderme merkezì che vuol dire centro di espulsione) dove Del Grande è trattenuto dal 13 aprile dopo il suo trasferimento dal centro di Hatay e che ieri finalmente ha potuto avere un colloquio privato prima col console e poi con l’avvocato Kilic che sono entrati con un interprete al seguito.

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