Attentato a Monaco: «Dovevamo essere lì» La testimonianza della famiglia Leonardelli

di Leonardo Pontalti

«Non si può uscire, non si può uscire. Metà del locale è al buio e non possiamo uscire per strada, siamo bloccati qui dentro». Sono state ore di confusione, incertezza e grande paura quelle vissute ieri a Monaco di Baviera da Armando Leonardelli e dalla sua famiglia, con la moglie ed i tre ragazzi. Tutti assieme avevano raggiunto la città bavarese giovedì, per una breve gita destinata a concludersi nella giornata di quest'oggi. Ma di colpo ieri la spensieratezza ha lasciato spazio all'ansia: la famiglia perginese quando è scattato l'allarme si trovava all'interno di un locale in Sendlinger Strasse, a poche decine di metri da Marienplatz: «Il locale era pieno ed improvvisamente tutti hanno iniziato a gridare e correre nella parte più interna della sala, lontano dalla strada. E da fuori si sentivano sirene, si vedevano mezzi della polizia ovunque».

Solo qualche istante dopo i trentini hanno capito quel che era successo a circa otto chilometri di distanza, con i controlli delle forze dell'ordine che si stavano espandendo anche al cuore della città nel timore che potessero entrare in azione altri attentatori.

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Una volta saputo dove era avvenuta la sparatoria, la famiglia Leonardelli non ha potuto che rabbrividire: «Nel pomeriggio eravamo all'Olympiapark, nella zona in cui è successo tutto e prima di venire in centro avevamo pensato anche di andare proprio al centro commerciale Oez (l'Olympia Einkaufszentrum, ndr). Dovevamo essere lì, poi però abbiamo optato per tornare nel cuore della città, proprio verso le 18». Pericolo scampato per pochi istanti dunque, ma anche in centro la tensione è stata altissima: «Siamo passati anche in Odeonsplatz prima di arrivare qui e c'era una festa credo, era pieno di gente e non vorrei che il panico». abbia potuto portare a conseguenze anche solo per la gente in fuga o spaventata. Se ci sono state le stesse scene viste qui, non vorrei certo essere stato là in quegli istanti».

Un racconto fatto di tanta tensione e di un senso di impotenza di fronte agli eventi, quello di Armando Leonardelli e della sua famiglia, che solo a tarda serata ha potuto lasciare con i suoi cari il locale raggiungendo il loro albergo: per sicurezza le forze dell'ordine hanno imposto a tutti di stare lontano dalle strade e solo dopo le 21 è tornata un po' di serenità, seppur in un clima scosso dalle notizie dei morti e dei feriti che giungevano frammentarie anche nel locale. Poi, soltanto dopo le 23, il via libera. Tutti in albergo, prima di tornare, oggi, a casa dopo aver lasciato una città, a 300 chilometri da Trento, colpita al cuore.

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