Cgil: troppi morti e incidenti sul lavoro «Colpa di età pensionabile e Jobs Act»

di Fabia Sartori

«Innalzamento dell'età pensionabile e Jobs Act sono i principali responsabili dell'aumento di incidenti e morti sul lavoro in Trentino.

A questi fattori si aggiunge il lungo periodo di crisi, in cui prevenzione e sicurezza non sono stati prioritari per i datori di lavoro. Non solo: troppo spesso questi ultimi mettono a rischio la salute dei propri dipendenti, quando invece dovrebbero esserne garanti.

E nemmeno i medici competenti per prevenzione e gestione della sicurezza sono così rigorosi nel segnalare la presenza di patologie legate all'attività lavorativa».

È questo il quadro disegnato dalla responsabile del Coordinamento regionale per salute e sicurezza della Filcams Cgil Paola Bassetti in occasione del convegno «Salute e sicurezza sul lavoro». Filcams Cgil di Trentino e Alto Adige hanno voluto fornire il loro punto di vista in merito al pesante aumento di infortuni sul lavoro registrato nei primi otto mesi del 2017. Con 5.944 infortuni, l'anno in corso (da gennaio a agosto) fa segnare un più 7% rispetto allo stesso periodo del 2016.

Aumentano in particolare gli incidenti che coinvolgono lavoratori in fascia d'età tra i 50 ed i 64 anni. «Lavoratori ultrasessantenni - prosegue Bassetti - sono presenti in quantità sempre più massiccia nei luoghi di lavoro: riflessi e prestanza fisica non sono più quelli di un tempo e la tendenza a subire infortuni è maggiore. Poi, i precari del Jobs Act difficilmente sollevano polemiche di fronte a misure di protezione e sicurezza carenti, tanta è la paura di perdere il posto di lavoro».

Infortuni e malattie professionali sarebbero quasi sempre frutto di una scarsa attenzione a prevenzione e misure di sicurezza. «Proprio ai datori di lavoro - spiega Bassetti - spetterebbe il compito di tutelare la salute dei dipendenti. Ed, invece, negli ultimi anni si è diffusa la tendenza a licenziare i lavoratori non più idonei alla mansione perché considerati un peso per la produttività, senza adibirli a mansioni alternative come previsto per legge». Inoltre, pare che molti datori facciano pressione sui propri collaboratori affinché evitino di denunciare infortuni sul lavoro o problemi fisici legati allo stesso.

«Nessun lavoratore dovrebbe mai essere posto di fronte al ricatto occupazionale di scegliere tra salute e lavoro», sancisce Bassetti.

Dal direttore del Uopsal (Unità operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) Graziano Maranelli arriva la conferma che gli infortuni sul lavoro «non diminuirebbero aumentando a dismisura gli ispettori di vigilanza (in Trentino sono 30, in linea con le altre Regioni)».

«Devono - chiarisce - migliorare la cultura della sicurezza all'interno delle imprese e la formazione del personale in merito alle misure che devono essere presenti». Maranelli auspica un maggior piglio dei lavoratori stessi, o dei colleghi, a segnalare situazioni non idonee alle norme di sicurezza. «Le parti datoriali dovrebbero essere più attente e consapevoli.

Sul nostro territorio gran parte delle aziende sono piccole imprese, anche a conduzione familiare, dove la gestione della sicurezza viene sottovalutata».

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