Acqua e siccità: per l'irrigazione bisognerà costruire nuovi bacini

Non accenna a fermarsi il calo della portata dell'Adige a San Lorenzo. In una sola giornata, tra venerdì e sabato scorsi, infatti, la portata media misurata alle 20 circa è passata da 177 a 168 metri cubi al secondo, con un calo di 9 metri cubi al secondo (il 5%) che preoccupa.

La soglia di 140 è stata fissata dai tecnici come primo limite dal quale avviare un maggior rilascio dai bacini di Santa Giustina e Resia, riducendo ulteriormente l'accumulo nei due invasi e la produzione di energia idroelettrica.

Uno degli aspetti su cui si può lavorare è quello di aumentare il consumo responsabile di acqua, considerato che le perdite degli acquedotti, in parte di fatto fisiologiche, sono ancora alte nonostante gli investimenti che sono stati messi in atto negli ultimi anni in Trentino.

A Trento la perdita segnalata dall'Istat per il 2015 era stato di oltre il 20%, ma ancora peggio fanno i vicini comuni veneti, tra cui quelli lambiti dall'Adige.

A Verona la perdita dell'acquedotto è superiore al 34%, a Rovigo il 38%. Investimenti sugli acquedotti permetterebbero di ridurre le perdite idriche reali, spiegano dall'Istat. E anche nei rifugi si inizia a sentire il problema dovuto alla crisi idrica.

Intanto, anche in Trentino arriva la richiesta di attrezzarsi per il futuro, quando le situazioni di difficoltà idrica saranno di certo cicliche e non possono essere affrontati come una emergenza.

A spiegare che occorre mettere mano a nuovi bacini è Luigi Stefani, presidente dell'Anbi del Trentino, l'Associazione dei consorzi di bonifica.

«Purtroppo quest'anno abbiamo avuto un inverno in cui sono caduti 5 millimetri di pioggia in dicembre e gennaio contro una media di 10 volte tanto e anche i temporali di pochi giorni fa e quelli attuali non garantiscono che il problema venga risolto - sottolinea Stefani - Per la prima volta ci sono problemi per i canali di fondo valle, come le fosse di Caldaro, Aldeno o Nave, che abbiamo chiuso con delle paratie per mantenere la falda, ma la situazione non può durare a lungo, anche perché l'Adige è talmente basso che in certi punti si può quasi attraversare».

Per Stefani «il Trentino ha sempre fatto un uso responsabile dell'acqua e le accuse del Veneto non sono giuste, quando dicono che usiamo l'acqua per energia, visto che si è rallentato tantissimo sul fronte della produzione di energia elettrica».

Detto questo, Stefani spiega che «serve una riflessione e si dovranno fare dei bacini in più per fare fronte a stagioni che si prevedono difficili dal punto di vista idrico».

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