Riforma corpi di polizia, la forestale è a rischio

Nel Paese delle divise intoccabili sarebbe un evento epocale. Le cinque forze di polizia a competenza nazionale potrebbero ridursi. L'annuncio l'ha dato il premier Matteo Renzi ed il candidato a sparire è indicato nel ddl sulla riforma della pubblica amministrazione all'esame del Senato: è il Corpo forestale dello Stato, come ha spiegato ieri lo stesso ministro Marianna Madia. 

Il tema accorpamenti delle forze di polizia è tornato di moda con la spending review. L'ex commissario Carlo Cottarelli, nel suo piano, aveva auspicato sinergie e razionalizzazioni per risparmiare risorse. Il ddl del Governo ha messo nero su bianco "la razionalizzazione delle funzioni di polizia al fine di evitare sovrapposizioni di competenze e di favorire la gestione associata dei servizi strumentali", prevedendo la riorganizzazione delle funzioni del Corpo forestale "ed eventuale assorbimento delle medesime in quelle delle altre Forze di polizia, ferma restando la garanzia degli attuali livelli di presidio dell'ambiente e del territorio e la salvaguardia delle professionalità esistenti".

Ieri sul tema è tornato il premier Renzi, parlando all'inaugurazione dell'anno accademico della Scuola superiore di polizia, alla presenza del ministro dell'Interno, Angelino Alfano, del capo della polizia, Alessandro Pansa e dei vertici delle forze delle ordine. «Siamo tutti d'accordo - ha detto - per una sempre migliore integrazione tra le forze di polizia ed è difficile che dopo la riforma della pubblica amministrazione siano ancora cinque».

In giornata ieri è arrivato l'ok della commissione affari costituzionali del Senato alla riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato e al suo eventuale assorbimento nelle altre forze di polizia.

Mentre c'è lo stop alla confluenza dei corpi di polizia provinciali nelle altre forze di polizia. Troppo costoso. Se l'iter del provvedimento si concluderà senza intoppi potrebbe finire così una storia, quella del corpo forestale, iniziata nel lontano 1872. Uomini e competenze sarebbero riassorbiti dalla polizia.

Critica l'opposizione. Per il leghista Roberto Maroni, ex ministro dell'Interno ed attuale presidente della Regione Lombardia, il progetto del governo Renzi di accorpare le forze dell'ordine non sarebbe «una buona idea, perché hanno una loro storia, un senso di appartenenza peculiare, un'identità, una tradizione. Forzare una 'fusione a freddo', finirebbe solo a demotivare chi ne fa parte».

Contrario anche Maurizio Gasparri (Fi), che se la prende con Renzi. "La sua idea - attacca - non è razionalizzare ma tagliare, come dimostra la chiusura di presidi di sicurezza, il blocco del turnover e risorse ormai ridotte al lumicino".

Plausi invece dal sindacato di polizia Sap, più vicino al centrodestra: «Bisogna puntare - secondo il segretario Gianni Tonelli - all'unificazione delle forze dell'ordine partendo dall'unificazione degli apparati logistici e centrali che assorbono il 60% delle risorse».

Da parte sua, il capo della polizia, Alessandro Pansa, apre ad una riforma complessiva del sistema di sicurezza che punti ad una «revisione, razionalizzazione e modernizzazione della risorsa polizia». Pansa ricorda quindi i risultati ottenuti dalle forze di polizia nel contrasto alla criminalità, «ancora più significativi perché ottenuti nonostante la progressiva riduzione, negli anni, di 40mila unità degli organici».

Contro l'accorpamento del Corpo forestale si sono schierate altre forze sindacali, come l'Ugl, ed è in atto anche una mobilitazione politica (si sono espressi formalmente vari enti territoriali, come la Regione Marche) e sociale sfociate in alcune petizioni.

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«Al di là dei contenuti del disegno di legge, assolutamente generici e vaghi (come da prassi di questo e degli ultimi governi), esprimiamo una valutazione estremamente negativa per ciò che si prevederebbe per il Corpo forestale dello Stato (liquidato con una manciata di parole asettiche) e ribadiamo, come già fatto per gli altri tentativi, la nostra netta contrarietà al metodo con il quale si lanciano proposte di tale genere in assenza di un ragionamento complessivo che interessi tutto il Comparto Sicurezza (e non solo un settore), come previsto dalla Direttiva europea, e soprattutto senza alcun confronto preventivo con le rappresentanze del personale, che apprendono le notizie solo da fonti giornalistiche», scriveva già l'estate scorsa la Cgil.

«Chiediamo al ministro Martina - proseguiva il sindacato - se sia possibile che il Cfs non valga nemmeno un incontro con le organizzazioni sindacali, soprattutto alla luce di queste derive. Possibile che non si comprenda, al di là della discutibile gestione del Cfs (determinata in primo luogo da un’incapacità di fondo della classe dirigenziale e direttiva, anche di livello periferico), la necessità di salvaguardare una forza di polizia dedicata, specializzata e qualificata come (dovrebbe essere) la nostra? Ovviamente riorganizzandola e migliorandola, e magari evitando di sovrapporne i compiti con quelli di altre forze di polizia».

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