Da gennaio a oggi già 470 migranti hanno perso la vita nel Mediterraneo

Dall’inizio dell’anno sono circa 470 le persone che hanno perso la vita o che sono scomparse nel Mediterraneo, rispetto alle 15 dello stesso periodo dell’anno scorso

Dall’inizio dell’anno sono circa 470 le persone che hanno perso la vita o che sono scomparse nel Mediterraneo, rispetto alle 15 dello stesso periodo dell’anno scorso: lo rende noto l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), che ha inviato all’Ue una serie di proposte per affrontare il problema delle migliaia di migranti e rifugiati che cercano di raggiungere l’Europa.

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Anche in base a questi numeri, l’Italia fa pressione a Bruxelles sulla possibilità di creare «safe harbours»: centri di raccolta per migranti in Nord Africa, in particolare nei Paesi a confine con la Libia, come Tunisia ed Egitto, per lo screening degli aventi diritto all’asilo, ed un’equa distribuzione tra i 28 Stati membri. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha annunciato di volerne parlare al consiglio Affari interni Ue, ma la strada appare in salita.
Secondo l’ipotesi italiana, i centri potrebbero essere realizzati sulla base dei programmi di Sviluppo e protezione Ue (già in atto nel Corno d’Africa e in Giordania) ed i migranti dovrebbero essere ridistribuiti tra i 28 con ricollocamenti su base volontaria o altri canali legali, compresi i visti umanitari.

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«Di questo argomento si sta parlando da molto tempo, ma non ci aspettiamo che sia sollevato in questa sede domani», spiegano fonti lettoni, Paese che detiene la presidenza di turno del consiglio europeo. Prima di mettere nuove iniziative sul tavolo, l’orientamento di Riga è quello di attendere il contenuto dell’Agenda sull’immigrazione che sarà presentata dalla Commissione europea a metà maggio.

Intanto alcuni online dei quotidiani britannici, come quello del Daily Mail, pubblicano la proposta del ministro Alfano evidenziando come l’Italia voglia «spargere migranti in tutta Europa, compreso il Regno Unito» e fonti diplomatiche a Bruxelles spiegano «che il Paese ha già un proprio schema di asilo». Di «non essere d’accordo con l’apertura di nuove rotte per l’immigrazione legale verso l’Europa» e comunque di voler attendere la comunicazione dell’esecutivo Ue.

In Germania, la prima proposta per aprire dei centri in Nord Africa era circolata una decina di anni fa, formulata dall’allora ministro dell’Interno Otto Schily, ma ancora oggi ci sono resistenze e a Berlino in ogni caso si preferisce valutare le soluzioni che saranno indicate dalla Commissione tra due mesi.

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