Per salvare le api stop ai pesticidi

Volano di fiore in fiore poi, quando cariche di nettare e di polline tentano di rientrare nell'alveare, perdono l'orientamento e non ritrovano più la strada di «casa». Gli studi dimostrano che errano per chilometri per poi, spossate, morire e sparire. È il destino di milioni di api in Europa e nel mondo: una moria che in una quindicina d'anni sarebbe salita dal 5% al 30% della popolazione degli alveari con lo smembramento di intere colonie

Volano di fiore in fiore poi, quando cariche di nettare e di polline tentano di rientrare nell'alveare, perdono l'orientamento e non ritrovano più la strada di «casa». Gli studi dimostrano che errano per chilometri per poi, spossate, morire e sparire. È il destino di milioni di api in Europa e nel mondo: una moria che in una quindicina d'anni sarebbe salita dal 5% al 30% della popolazione degli alveari con lo smembramento di intere colonie.
La Commissione europea ha quindi deciso ad attaccare uno dei fattori tra quelli che contribuirebbero alla loro sparizione, proponendo giovedì scorso ai 27 Stati membri di sospendere per due anni l'utilizzo di alcuni pesticidi, in particolare di tre molecole - «clothianidin, imidacloprid e thiametoxam» - ma limitatamente alle produzioni agricole che attirano le api, ossia il mais, la colza, il girasole e il cotone».
Il commissario europeo alla salute Tonio Borg ha fretta, vuole un'azione «rapida e decisiva» che preveda anche la «vendita e l'uso di sementi conciate con prodotti fitosanitari» contenenti quelle sostanze attive. Il tutto dovrebbe entrare in vigore «al più tardi il primo luglio 2013».
Una proposta che preannuncia già uno scontro tra Stati membri, ma non solo.
Le organizzazioni agricole e cooperative dell'Ue difendono i pesticidi sotto accusa sostenendo, sulla base di un recente studio, che «consentono di ottenere 4 miliardi di euro di proventi, oltre a fornire opportunità occupazionali a 50mila persone nelle zone rurali dell'Ue».
Non c'è nessun riferimento nel testo alla famosa frase attribuita a Einstein, secondo cui, se un giorno le api dovessero scomparire all' uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita. Insomma non c'è nessun riferimento alle conseguenze quali la perdita di migliaia di specie e quindi della biodiversità, essendo le api responsabili dell'85% delle impollinazioni.
Borg ha rotto gli indugi basandosi sulla relazione dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare che ha individuato «elevati rischi acuti» per le api a seconda del delle colture verso cui sono attirate.
Tra gli Stati membri, per fortuna l'Italia può essere presa da esempio: già da quattro anni ha sospeso l'utilizzo di quei pesticidi prorogando lo stop fino a giugno 2013 quando - se entrerà in vigore la nuova normativa Ue - anche la legge italiana dovrà essere adattata. La proposta è stata accolta come «un primo passo positivo» da Federica Ferrario di Greenpeace, secondo cui però «non basta», ci vuole - dice - un cambio radicale nella direzione di un'agricoltura sostenibile. Intanto a fine febbraio la parola passa agli Stati membri. Sarà quello il momento della verità.
La morìa provocata dagli insetticidi nocotinoidi, però, è solo una delle cause dello sterminio delle api. L'altra - anche in zone come il Trentino dove non ci sono colture intensive di mais o cotone - è il parassita Varroa Varroa destructor, ma non si esclude che vi possa essere una interazione data dai pesticidi o da un'alimentazione inappropriata che rendono le api più vulnerabili ai parassiti.

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