Nuovo governo, dovrei gioire, ma sono preoccupato

La lettera al direttore

Nuovo governo, dovrei gioire, ma sono preoccupato

Caro direttore, dovrei gioire per questo nuovo governo ma succede che invece sono preocupato: mi dica lei due parole per convincermi che non c’è motivo di preoccupazione, che va tutto bene, che non bisogna rimpiangere la vecchia e ripudiata Dc, che siamo entrati in un’era nuova dove il via libera alla formazione del governo arriva, dopo giornate di estenuanti trattative, su programmi e su ruoli nelle varie caselle caparbiamente rivendicate, arriva dicevo, come ultimo pass, da 80.000 votanti (siamo sicuri?) on line che rappresentano addirittura il record mondiale di espressione del “popolo” attraverso il proprio movimento.

Questi “politici” senza nessuna preparazione specifica, senza alcun ideale e troppo spesso con tanta supponenza, che dire? mi preoccupano. Mi regali, se crede, due parole rassicuranti.

Guido Leonelli


 

Cerchiamo di superare l'età dell'odio

Per un governo non si deve mai gioire, anche perché da troppo tempo abbiamo trasformato la politica in una sorta di campionato di calcio, che ci spinge a tifare e ad odiare. Punterei semmai sulla speranza, su quel pizzico d’ottimismo che può far pensare che almeno questo governo ce la faccia. Ma quante volte l’abbiamo già pensato? E quante volte - per rifarmi al suo richiamo ai partiti del passato - abbiamo rivalutato ciò che al tempo, uso un eufemismo, non ci convinceva? Incrociamo le dita per l’Italia, non per un singolo partito o per un singolo governo.

Se va bene, va bene a tutti noi. Se va male, ci perdiamo tutti. E questo vale per questo governo, ma anche per tutti quelli che l’hanno preceduto. In quanto al “referendum” grillino, concordo con chi dice che la democrazia è ben altro. Mai confondere l’apparenza con la sostanza, anche perché le regole e tutto il resto sono sempre poco trasparenti. I parlamentari sono stati già eletti dal popolo e a loro spettava questa decisione. Ma ormai è andata così. Mi concentrerei sul presente e soprattutto sul futuro. C’è una cosa che auguro però a tutta la politica: di cercare di superare l’età dell’odio. Al Paese serve l’opposto. E serve, prima di ogni altra cosa, una buona dose di fiducia.

a.faustini@ladige.it

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