«Sulla luna? Sì, ci siamo stati Adesso basta con i complotti»

di Tommaso Gasperotti

«Sì, ci siamo andati!». Paolo Attivissimo, giornalista, informatico e divulgatore scientifico, da anni gira l’Italia e il mondo smontando una ad una le bufale che circolano attorno alle missioni lunari. «È giusto avere dei dubbi, anche quando le notizie arrivano da fonti ufficiali, ma l’uomo è andato veramente sulla Luna: ci sono prove tecniche, dati scientifici, fotografie, documenti e abbiamo conosciuto direttamente gli astronauti di allora, testimoni viventi di quella straordinaria avventura».
Spilletta dell’Apollo 11 al petto, abbiamo incontrato il cacciatore di fake news spaziali al Museo civico di Rovereto, ospite delle iniziative legate alla mostra «La Luna e poi?».

Attivissimo, come mai in molti sostengono ancora che lo sbarco sulla Luna sia stata tutta una messinscena?

Innanzitutto bisogna parlare di sbarchi, al plurale. Tra qualche giorno festeggeremo i 50 anni dal primo, senza dubbio il più eclatante, ma le missioni di allunaggio furono sei. L’ultima nel 1972. Poi si perse interesse: l’obiettivo, prettamente politico, era raggiunto e la bandiera piantata. La corsa allo spazio, a quel tempo, non aveva infatti alcuna valenza scientifica: Kennedy voleva solo dimostrare ai russi la supremazia economica americana. La scienza non c’entrava nulla, tanto che alla Nasa partirono le lettere di licenziamento già durante l’allunaggio.

Perché non si è più voluti tornare sulla superficie lunare?

All’epoca si voleva rischiare. Chi se la sentirebbe oggi di investire quelle cifre e mettere a repentaglio vite umane quando è sufficiente inviare in orbita dei robot? Costano meno, sono più efficienti e sicuri. E possono anche non tornare più indietro. Nel 1969 la tecnologia era primitiva se confrontata a quella odierna, ma avevano capito come costruire sistemi affidabili attraverso soluzioni elementari. La fortuna sorride agli audaci e ai bravi ingegneri. Oggi si è molto più cauti.

Ma Trump ha detto che entro il 2024 si tornerà sulla Luna.

Sì, per lo stesso identico motivo di allora: il prestigio.

Si ricorda quel giorno del 1969?

Certo. Avevo sei anni. Mio padre mi svegliò di soprassalto: l’uomo era sulla Luna. Io, come molti altri ragazzini di quella generazione, rimasi incantato da quell’impresa: da allora mi circondai di giocattoli e modellini spaziali. La tecnologia in quel periodo galoppava in maniera inimmaginabile: si passò in poco tempo dagli aerei ad elica ai jet. I microchip dei nostri dispositivi digitali sono figli di quegli anni, così come i display ultraresistenti che oggi proteggono i nostri telefonini. Anche le equazioni dei gps che utilizziamo quotidianamente sono le stesse sviluppate per andare sulla Luna. Senza dimenticare le tantissime ricadute che si hanno avuto in ambito medico.

Ma questo non fa notizia, vero?

No. Come non fa notizia il fatto che mezza stazione spaziale internazionale sia stata costruita in Italia. Piacciono di gran lunga di più le teorie complottiste e le tesi alternative.

Quali sono i dubbi più frequenti, quelli che ancora oggi attecchiscono tra il pubblico quando si parla di allunaggio?

Uno dei più diffusi è quello relativo all’assenza di stelle nelle fotografie di allora. Ma non si tratta di un artificio scenografico, come in molti vogliono credere, bensì dell’esposizione diretta alla luce. Non è possibile vedere la luce delle stelle soltanto perché troppo flebile rispetto a quella del sole: esattamente lo stesso motivo per cui non vediamo le costellazioni in città.

Altre fake news lunari da smontare?

Quella della bandiera: in molti si chiedono come mai il vessillo a stelle e strisce sventola se sulla Luna non c’è aria. La Nasa aveva previsto che il governo degli Stati Uniti non avrebbe gradito l’immagine di una bandiera ricadere tristemente su se stessa per l’eternità, per cui aveva consegnato agli astronauti una bandiera con due assi: quella che si fissa al terreno e, ad angolo retto, quella che mantiene disteso il drappo. Un altro tormentone riguarda invece le fasce di Van Allen, a detta di molti una cintura di particelle invalicabile da qualsiasi astronauta. Falso. È stato sufficiente aggirarla passando dalle zone di minor intensità. Nessuna radiazione micidiale, quindi, in grado di uccidere o friggere chiunque la attraversi.

Ci sono anche dubbi anche sulla veridicità delle foto scattate all’epoca, ritenute da alcuni troppo perfette.

Ma è semplicemente un’opera certosina - questa volta sì - di propaganda, che ha portato la Nasa a divulgare le foto meglio riuscite, ma andando a scavare nei suoi archivi se ne trovano anche di pessime.

Quali sono, invece, le prove più inconfutabili della conquista della Luna?

La polvere, senza alcun dubbio. Nei filmati dell’epoca crea un effetto - una sorta di ventaglio che si apre a rallenty attorno ai piedi degli astronauti - che non è replicabile. A confermarlo anche molti registi e uomini del cinema, come Douglas Trumbull, il re degli effetti speciali di «2001: Odissea nello spazio»: la polvere lunare è impossibile da falsificare.

La prima impronta dell’uomo sulla Luna si vede ancora?

Sì. È ancora là. In compagnia di alcuni relitti lasciati dalle sei missioni del programma Apollo e dei resti delle innumerevoli sonde fatte schiantare dopo le loro ricognizioni orbitali. Tracce che sono state documentate anche da scienziati russi, cinesi e giapponesi. Se fosse stata una cospirazione, come ancora oggi qualcuno sostiene, l’Unione Sovietica avrebbe come minimo denunciato la cosa. In ogni caso, esplorare queste tesi complottiste è anche un’occasione per rievocare l’epopea della corsa alla Luna, presentandone aspetti spesso sconosciuti.

Come mai la Luna affascina sempre così tanto?

Perché la si può indicare. È un oggetto famigliare. E per di più abbiamo anche dei suoi campioni: i mesi scorsi ho mostrato ad una classe un granellino di Luna. Negli occhi incantati di quei bambini ho rivisto me stesso di cinquant’anni fa. Credo che Marte non avrà mai lo stesso richiamo, perché non è riconoscibile ad occhio nudo.

Un fascino senza età, insomma?

Assolutamente. Una bimba di quella classe mi chiese se quel frammento lo avremmo poi riportato lassù. Ma durante conferenze ed incontri in giro per l’Italia sono tante le persone che si commuovono al ricordo dello sbarco lunare. Fu un’avventura straordinaria. Un po’ come quella di Colombo e le tre caravelle. Solo che la conquista della Luna la osservammo in presa diretta. Fu il reality più bello della storia.

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