L'appello all'accoglienza del vescovo di Trento «Un popolo refrattario alle altre culture non ha futuro»

Nel giorno dell’Epifania, l’arcivescovo Lauro Tisi ha lanciato dall’altare del Duomo di Trento un appello all’accoglienza e all’ospitalità, paventando il rischio di una nuova ondata di violenza, intolleranza e xenofobia in un’Europa sempre più vecchia e meno aperta al confronto con il resto del Mondo. In occasione della tradizionale funzione dedicata ai popoli, una celebrazione a cui prendono parte delegazioni di buona parte delle comunità di nuovi cittadini presenti in Trentino, ciascuna con il costume tradizionale della propria zona d’origine, il prelato non ha usato mezzi termini per denunciare il risorgere di nazionalismi e razzismi, arrivando a mutuare alcune delle più conosciute parole di Karl Marx e Friedrich Engels dicendo che «uno spettro si fa strada per l’Europa: quello del settarismo e della violenza».

Senza mai fare esplicito riferimenti ai fatti di cronaca delle ultime settimane, l’arcivescovo di Trento ha poi parlato del pericolo connessi al «prevalere dell’isolazionismo sull’unità». «Vi è lo spettro amaro della chiusura delle nazioni - ha infatti aggiunto - e quello amarissimo della pace non più custodita come bene, mentre fatichiamo a riconoscere il valore della novità, e le nostra agende sono piene di cose già viste e di ovvietà. Non ci ricordiamo che ospitare non è solo un atto di bontà e di solidarietà, ma è soprattutto una condizione dell’esistere, della vita. Un popolo refrattario a culture altre, a storie diverse, non ha futuro».
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