Fiamme all'ex Lidl, i racconti Quaranta persone senza casa

di Leonardo Pontalti

Qualcuno ha perso tutto: l'appartamento in cui viveva è stato divorato dal fuoco, che ha incenerito mobili, vestiti e beni personali. Altri dovranno fare i conti con i danni causati dall'acqua e dal fumo.
Certo è che, per ora, l'edificio di via Maccani resta inagibile e le quaranta persone che vivevano nei 15 appartamenti da sabato notte sono senza una casa. La maggior parte di loro ha trovato ospitalità presso parenti o amici, mentre 11 si trovano presso l'ex colonia di Candriai gestita dall'Aerat e messa a disposizione dal Comune.
Quando è scoppiato il rogo, poco dopo la mezzanotte, nell'edificio erano in 35. Hanno lasciato l'appartamento, in pigiama o avvolti nelle coperte, dopo l'allarme lanciato da Filippo Copparosa, che abita nella parte nord, all'ultimo piano. Altre cinque persone, invece, erano fuori casa. Molti sono stranieri: ucraini, russi, cinesi (12), africani, ma ci sono anche italiani.
Qualcuno è rimasto nel piazzale antistante all'ex Lidl ad osservare, incredulo e affranto, le operazioni di spegnimento dell'incendio da parte dei pompieri. Altri, assistiti da sanitari del 118, carabinieri e polizia locale, sono stati accompagnati presso l'ostello di via Torre Vanga, messo a dispozione dal Comune o hanno trovato ospitalità presso familiari e amici.


I RUMORI E POI L'ALLARME

«Nessuno si stava accorgendo di niente: non c'era odore, non c'erano bagliori. Per fortuna ho iniziato a sentire un rumore strano, come di grandine che cade sul tetto, o di sassi contro le lamiere. Così ci siamo sporti da una finestra e abbiamo notato il fuoco. E assieme a Valeria, la mia compagna, dopo aver chiamato il 112 abbiamo iniziato ad avvisare tutti i vicini».
È stato Filippo Copparosa , poco dopo la mezzanotte di ieri, ad accorgersi per primo di quello che stava accadendo: le fiamme sono divampate nella zona più settentrionale dello stabile di via Maccani, vicino alla parte dell'edificio in cui si trova l'appartamento nel quale vive con la compagna, Valeria Rensi . Se nessuno, nella devastante notte che ha distrutto le loro abitazioni, si è fatto male, il merito è suo.
A confermarlo è stato anche il comandante dei vigili del fuoco permanenti di Trento Ivo Erler : «È stato proprio grazie alla sua prontezza che il bilancio non è stato più grave: dopo aver sentito qualche rumore ha allertato i soccorsi e soprattutto tutti i vicini, permettendo loro di mettersi in salvo, uscendo magari con addosso solo il pigiama, ma sani e salvi».
«Non ho avuto neppure il tempo di mettermi addosso una giacca - ha confermato lo stesso Copparosa - dato che quella che ho addosso me l'ha prestata un amico. Quando ci siamo accorti di quello che stava accadendo abbiamo solo capito che il tetto stava bruciando, senza capire a che punto fosse l'avanzata del fuoco, così siamo usciti senza pensare troppo a recuperare vestiti o altro».
Copparosa conferma come poi il rogo si sia esteso con una incredibile violenza: «Ho parlato con qualcuno dei vigili del fuoco e loro stessi, con tutta la loro esperienza, hanno confermato di non aver mai visto una cosa del genere. Impressionante, il fuoco veniva avanti nonostante tutti i tentativi di tagliare il tetto e nonostante fossero qui in tanti».
Come la compagna Valeria Rensi e molti dei vicini, anche Filippo Copparosa non ha chiuso occhio, aiutando poi gli agenti della polizia locale intervenuti in via Maccani a gestire le operazioni di sopralluogo e recupero di un minimo di oggetti personali - quando risparmiati dalla fiamme - con i vicini, che per tutta la mattinata, ad intervalli di due inquilini per volta, hanno potuto salire all'interno dello stabile accompagnati dai vigili del fuoco dopo essere stati dotati di regolare caschetto.
Proprio Valeria Rensi è tra coloro che hanno subito i danni maggiori perché duplici: ha perso la casa e lo studio professionale di ingegnere, salvando quantomeno parte della propria documentazione e dei propri lavori grazie all'utilizzo di un servizio di trasferimento digitale dei dati attraverso il cloud. «Altri però non hanno avuto la mia stessa fortuna perdendo anche tutti i loro archivi», ha commentato amaramente.
Oltre al dramma delle famiglie che hanno perso, e ritroveranno soltanto tra parecchi mesi, la loro abitazione, il furioso incendio di via Maccani ha messo in ginocchio anche numerosi professionisti.
Tra loro anche la titolare del salone di estetica «Dea», Silvia Mosaner: «È un disastro - ha raccontato con gli occhi lucidi - appena ho saputo, ancora venerdì notte, mi sono precipitata qui da casa ma non c'era già niente da fare. È un colpo durissimo ma ora dovremo rialzarci».
Lacrime che ieri non sono state solo le sue ma quelle anche di altri inquilini: una di loro, una donna straniera, nella tarda mattinata non ha retto alla tensione accumulata nelle ore precedenti, dovendo ricorrere alle cure dei sanitari dopo aver accusato un lieve malore.
Oltre al salone di estetica, al primo piano, tante altre erano le attività ospitate al piano superiore, andato completamente distrutto: studi tecnici di ingegneria e geologia, uno studio dentistico, anche una palestra.
«Ci siamo svegliati dopo aver sentito arrivare i vigili del fuoco ed abbiamo subito capito perché i vicini ci stavano dicendo di uscire», hanno raccontato Roman Begin e Marija Hrakpignak , coppia ucraina che vive da cinque anni nello stabile: «Hanno cominciato a gridare c'è un incendio, andiamocene tutti» e abbiamo lasciato di corsa l'appartamento. Ora la coppia è stata trasferita a Candriai dove rimarrà per i prossimi giorni in attesa di capire le tempistiche per il possibile rientro in casa in via Maccani ed eventualmente trovare una nuova sistemazione temporanea. Le. Po.


POLVERI SOTTILI, VALORI TRIPLICATI

Le fiamme, altissime, hanno illuminato la notte, lasciando poi spazio ad una densa nube di fumo. L'odore acre dello stabile di via Maccani bruciato ha invaso la città, ma gli effetti del devastante incendio sono arrivati fino a Rovereto, come dimostra il raddoppio dei valori delle polveri sottili rispetto alla media. Ma anche nel capoluogo si sono registrati valori tre volte superiori, come conferma Gabriele Tonidandel, il direttore dell'Appa. Alla stazione di Gardolo, gli effetti dell'incendio e della combustione sono stati pressoché nulli, perché l'aria andava verso sud. I valori più elevati di polveri sottili si sono registrati presso la centralina del Parco Santa Chiara: dai 40microgrammi si è passati a 143 microgrammi di Pm10 alle 2 di notte. Dopo questo picco il valore di polveri sottili ha iniziato a scendere, per tornare a 40 verso le 4. La nube si è quindi spostata verso sud, dove la centralina - rispetto al dato medio vicino a 40 - ha registrato un valore di Pm10 vicino a 90, dunque oltre il doppio. Una situazione che non ha comunque destato timori per la salute della popolazione. In primis perché si è da subito esclusa la presenza di amianto nella costruzione e poi perché, con questi valori, le diossine sprigionate dalla combustione della plastica non avrebbero raggiunto una soglia preoccupante per la popolazione. L'analisi delle diossine non viene fatta in tempo reale, dunque l'Appa valuterà se eseguirla in seguito sui campioni raccolti, tuttavia per i valori rilevati dovrebbe trattarsi di una presenza non rilevante. Le polveri sottili misurate l'altra sera, infatti, si raggiungono anche in alcune giornate invernali di alto inquinamento. E i semplici botti di capodanno fanno schizzare le Pm10 molto più in alto rispetto a quanto ha fatto l'incendio dell'altra notte in via Maccani.

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