Deloitte, la finanza di nuovo in Provincia

Riflettori nuovamente accesi sulle consulenze a Deloitte, ma anche su Trento Rise, il consorzio nato per promuovere l’innovazione e finito in liquidazione, al centro di numerosi filoni di indagine.

Ieri mattina gli uomini delle Fiamme gialle si sono presentati presso il palazzo della Provincia, in piazza Dante e sono saliti al primo piano.


In mano avevano un decreto di acquisizione di documenti, firmato dal pubblico ministero Pasquale Profiti, con il quale si sono presentati presso l’ufficio della Direzione generale, guidato da Paolo Nicoletti, interpellato in qualità di coordinatore della struttura. I finanzieri se ne sono andati al termine della mattina con una corposa documentazione, sia cartacea che su supporto informatico. Se le acquisizioni siano indicative o prepedeutiche ad un nuovo filone di indagine o se il materiale raccolto si riferisca a capitoli già aperti, allo stato non è chiaro. Certo è che le acquisizioni hanno riguardato sia Trento Rise che Deloitte ed hanno riguardato incarichi avvenuti durante la precedente legislatura. Precise le richieste contenute nei decreti firmati dal pubblico ministero, che facevano riferimento a determinate fatture o relazioni, segno che la procura aveva dunque specifiche verifiche da fare.

La visita delle Fiamme gialle - e non poteva essere diversamente, nonostante la discrezione dei militari, che erano in borghese - non è passata inosservata. Ad informare il presidente della Provincia delle richieste dei finanzieri è stato lo stesso dirigente generale, Paolo Nicoletti. «Io personalmente i finanzieri non li ho visti - dice il presidente Rossi - Il direttore generale mi ha detto che hanno acquisito documentazione relativa ai lavori fatti da Deloitte per la Provincia e ai contratti. Come noto - aggiunge il governatore - durante la mia legislatura il rapporto con Deloitte si è interrotto».

In effetti la documentazione acquisita riguarda la passata legislatura. «Ed anche l’inchiesta  riguardava la scorsa legislatura - precisa Rossi - Dovranno verificare altre cose, non so. In ogni caso gli armadi sono aperti, il dottor Nicoletti mi ha detto che erano presenti i finanzieri, ma non è certo un problema, perché non abbiamo nulla da nascondere».

Insomma, il filone di Trento Rise, potrebbe non essere chiuso e ai capitoli già aperti potrebbero aggiungersene altre. Le indagini, condotte dalla Guardia di finanza, su Trento Rise hanno portato finora a sei diversi procedimenti penali. Lo scorso febbraio tre fascicoli erano approdati in udienza davanti al giudice Marco La Ganga: quello sulla cosiddetta consulenza d’oro a Deloitte, ovvero il Pcp «Modelli organizzativi», un incarico da 7,4 milioni e 474 euro, che aveva lo scopo di riorganizzare la macchina burocratica della Provincia, il Pcp Pua, punto unico di accesso e quello riguardante l’appalto turismo. Il processo si era chiuso con tre condanne (tra cui quella dell’ex direttore generale della Provincia, Ivano Dalmonego e due patteggiamenti di altrettanti uomini di Deloitte).

In precedenza erano già stati definiti altri due «filoni»: il processo sulle spese legali «gonfiate» si è chiuso in primo grado con 5 condanne; il fascicolo sui rimborsi spese si è concluso con il patteggiamento. A questi si era poi aggiunto una sorta di «sesto filone», nato dall’appalto sul turismo in favore di Deloitte Consulting, che vede imputata un’ex funzionaria dell’Ufficio legale di Trento Rise e che è tuttora in corso. E, seppure indirettamente, dalla costola di Trento Rise era nato anche il «capitolo» su Trentino Network: in questo caso nel mirino della procura sono finiti alcuni incarichi affidati a società che sarebbero riconducibili ad ex dipendenti del consorzio Trento Rise.

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