Trento, fermato in città rimorchio carico di rifiuti

È stato fermato in città, lunedì scorso, un mezzo che trainava un rimorchio carico di rifiuti non autorizzati. Si tratterebbe di materiale elettrico (dunque rifiuto speciale non pericoloso) proveniente da un cantiere di Trento: materiale che, data la quantità, deve essere smaltito secondo precise procedure.

Ad effettuare il controllo sono stati gli agenti del nucleo motociclisti dei Servizi esterni della polizia Locale di Trento, con la collaborazione del personale dell’ufficio del Nucleo operativo ambientale. È stata contestata la violazione dell’articolo 256 del Testo unico in materia di ambiente prevista per «chiunque effettua una attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione».

Sul rimorchio sono stati trovati cavi elettrici, parti di plafoniere industriali, centraline elettriche, quadri elettrici, profili metallici, profili in pvc, faretti metallici privi di lampadina, canalette in pvc bianco e in pvc nero di varie sezioni, vari sacchi neri contenenti profili e rivestimenti elettrici metallici d’arredo. In mezzo ai rifiuti c’era anche un cassone metallico che conteneva canalette in pvc di varie sezioni, interruttori, profili metallici, parti di plafoniere, quadri elettrici, ed uno scatolone con altre componenti elettriche.

Il rimorchio è stato sottoposto a fermo amministrativo di 30 giorni commutabili in 12 mesi dall’autorità giudiziaria. È previsto l’arresto da tre mesi a un anno o la sanzione da 2.600 euro a 26.000 euro se si tratta di rifiuti non pericolosi. Vi sono inoltre apposite prescrizioni per i trasgressori per eliminare gli effetti dannosi o pericolosi della condotta, in particolare viene fissato un termine per la «regolarizzazione». Nel contempo il procedimento penale conseguente viene «sospeso». In caso di adempimento delle prescrizioni è prevista la sola multa. Se entro 60 giorni nulla viene fatto, la comunicazione arriva sul tavolo del pubblico ministero, che dà l’avvio al procedimento penale.

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