Ragazzina di appena 13 anni molestata dal patrigno

Con la madre malata e spesso costretta alle cure in ospedale, la ragazzina era abituata a stare per lunghi periodi a casa, affidata al patrigno. Era l’uomo che badava a lei, che le preparava da mangiare e controllava che a scuola andasse tutto bene. Ma era anche l’orco che ha iniziato a sfiorarla quando era poco più che una bambina, poi a toccarla nelle parti intime, tentando di allungare sempre più le mani. Ora l’uomo, un 39enne rumeno, è in cella.

La ragazzina, appena tredicenne quando subì le prime molestie, è rimasta in silenzio per anni. Ha trovato la forza di reagire un mese fa: quei messaggi espliciti sul suo cellulare, mandati dal patrigno, erano davvero troppo. In quel periodo la madre era ricoverata in ospedale per una grave patologia. Non ce l’ha fatta a sopportare altre richieste. Ha sbattuto la porta di casa ed è corsa dalla zia, che le ha dato subito ospitalità e pieno appoggio. Poche ore dopo la ragazza, ora sedicenne, era dalla polizia a raccontare tutto.

Le indagini delle squadra mobile sono state rapide. Gli investigatori, data la delicatezza del caso, sono stati affiancati da una psicologa specializzata in abusi quando hanno sentito la ragazza. Il suo racconto è stato lucido e preciso. Dal suo arrivo in Italia dalla Romania quando era alle elementari per raggiungere la mamma e il nuovo marito, al rapporto con la donna che soffre di una grave patologia che la costringe a lunghi ricoveri in ospedale.

E poi la figura del patrigno, pure lui romeno: ben integrato, gran lavoratore (è riuscito assieme alla moglie ad acquistare un appartamento a Trento), nessun problema con la giustizia fino a qualche giorno fa. Il suo affetto per la ragazzina, però, andava ben oltre il sentimento paterno: come la vittima ha spiegato agli investigatori, l’uomo approfittava dell’assenza della moglie per allungare le mani. Gli abusi sono iniziati nel 2014. Si sarebbe spinto sempre oltre: prima sfiorando la ragazzina, poi toccandola nelle parti intime, fino a richieste più esplicite.

Non erano le minacce ad intimorire la ragazza (l’uomo non avrebbe mai usato la forza fisica), ma la pressione psicologica. La madre malata, la solitudine, la paura di deludere: per anni è riuscita a trattenere dentro di sé quel terribile segreto, fino a scoppiare. Agli investigatori, che l’hanno sentita con il supporto di una psicologa nell’ambito dell’attività di riscontro e di raccolta prove, ha mostrato sul cellulare i messaggi che le mandava il patrigno: parole esplicite, chiari riferimenti sessuali destinati ad una ragazza poco più che adolescente e scritti da un adulto, tra l’altro convivente e con l’affidamento della giovane nel periodo in cui la madre era assente.

L’uomo ora si trova in carcere a Spini. Gli uomini della squadra mobile si sono presentati sotto la sua abitazione, a Trento, nel tardo pomeriggio di lunedì, con in mano un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice Claudia Miori su richiesta del pm Maria Colpani. Due giorni dopo l’arresto si è tenuto l’interrogatorio di garanzia: rimane in cella con le pesanti accuse di violenza sessuale e atti sessuali con minorenne.

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