Ex Villa Rosa razziata, A giudizio personale Apss

È un conto salato quello che la Procura regionale della Corte dei conti ha presentato a due dirigenti e ad un tecnico dell’Azienda sanitaria di Trento per l’abbandono al degrado dell’ex Villa Rosa in località Maso Grillo a Pergine.

L’esposto, presentato il 4 aprile del 2016 dal dottor Paolo Bortolotti con l’appoggio di 550 firme di cittadini indignati, non è rimasto lettera morta.

A conclusione di una complessa fase istruttoria, grazie alle indagini di carabinieri e polizia locale, il procuratore Marcovalerio Pozzato ha firmato tre atti di citazione a carico dell’ingegner Mauro Trentinaglia, direttore del Servizio immobili e servizi tecnici dell’Apss di Trento (con un’ipotetico 45% di responsabilità); dell’ingegner Claudio Candioli, dirigente del Nucleo gestione immobili dell’Apss (35% di responsabilità); del perito industriale Stefano Zanghellini, responsabile per il Servizio immobili della zona di Pergine (20%).

Il danno erariale ipotizzato è di 204 mila euro. Naturalmente si tratta di accuse, contestate dalle difese e ancora tutte da dimostrare, che ora dovranno superare la fase del giudizio davanti alla Sezione giurisdizionale della Corte dei conti di Trento.

La triste condizione di abbandono in cui versa l’ex Villa Rosa è nota da tempo, come dimostrano anche i numerosi articoli di stampa agli atti.    

In seguito al trasloco, nel giungo del 2013, della struttura sanitaria dedicata alla riabilitazione presso la nuova sede, l’immobile storico finì in balia di ladri e vandali. Per tenerli alla larga non bastava certo una recinzione lungo il perimetro o un servizio di vigilanza durata solo qualche mese. Nei mesi e poi anni successivi alla chiusura, l’ex Villa Rosa è diventata facile preda di ladri di rame, disperati, vandali. Nel giro di un paio d’anni ignoti malviventi sono entrati più volte nella struttura sanitaria abbandonata asportando centinaia di metri di cavi di rame per un totale di 1.484 chilogrammi.

Il danno, anche al profano, appare considerevole. Non per i dirigenti dell’Azienda sanitaria che su questo tema hanno dato valutazioni diverse. In una denuncia presentata nel maggio 2014 dal dottor Mario Grattarola (direttore dell’ospedale di Trento competente anche su Villa Rosa) si ipotizzavano danni, non assicurati, per un totale di 204 mila euro. Invece il direttore generale dell’Apss rispondendo alla Procura contabile nel giugno del 2016 replicava che non si potevano stimare i costi di ripristino perché l’immobile necessitava comunque di adeguamenti importanti. Quanto al rame e ai sanitari danneggiati si valutava un danno di poche miglia di euro.

Di certo quello che fino a pochi anni fa era un ospedale che rispettava tutti i canoni di sicurezza e manutenzione, ora appare come un luogo saccheggiato. Dei pericoli connessi alla chiusura l’Apss era ben consapevole. Il direttore dell’Ospedale di Trento, che cessava di avere competenza sulla struttura sanitaria dismessa, si era premurato di avvisare i colleghi della Tecnostruttura Area Tecnica: poiché «potrebbero introdursi abusivamente estranei, con conseguenti responsabilità per l’Azienda, si fa presente la necessità di attivare con urgenza i provvedimenti conseguenti».

Invece - rileva la procura regionale - «inopinatamente i predetti (cioè i tre dipendenti citati in giudizio, ndr) pur nella piena coscienza dei concreti rischi di danneggiamento dell’immobile, omisero nel prosieguo di assicurare il servizio di guardiania, rendendosi pienamente colpevoli delle intrusioni ripetutamente verificatesi, comunicando nel contempo all’indignata cittadinanza il pieno senso dell’abbandono della struttura e della noncuranza della cosa pubblica».

Pozzato non risparmia critiche a chi si sarebbe disinteressato di quanto accadeva all’ex Villa Rosa: «I comportamenti gravemente omissivi - dei dirigenti Trentinaglia e Candioli, nonché dell’impiegato Zanghellini - verificatisi non possono essere attribuiti a particolari difficoltà ma alla grave e colpevole negligenza, concretantesi nella sprezzante trascuratezza dei propri doveri, resa ostensiva attraverso un comportamento improntato a massima noncuranza degli interessi pubblici».

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