Boom dei contratti a chiamata: +188,7% Interinali più dei tempo indeterminato

Il lavoro a chiamata (o lavoro intermittente) cresce nei primi undici mesi del 2017 di circa 4.700 unità (più 188,7%). Al 30 novembre 2017 si contavano 8.584 lavoratori con contratto a chiamata in provincia di Trento. Aumenta anche il lavoro somministrato. In questo caso le nuove assunzioni da gennaio a novembre 2017 sono state 3.161 (più 23,2% rispetto al 2016), per un totale di 16.813 persone impiegate attraverso un contratto stipulato con agenzia interinale.

Il lavoro a chiamata (o lavoro intermittente) cresce nei primi undici mesi del 2017 di circa 4.700 unità (più 188,7%). Al 30 novembre 2017 si contavano 8.584 lavoratori con contratto a chiamata in provincia di Trento.

Aumenta anche il lavoro somministrato. In questo caso le nuove assunzioni da gennaio a novembre 2017 sono state 3.161 (più 23,2% rispetto al 2016), per un totale di 16.813 persone impiegate attraverso un contratto stipulato con agenzia interinale.


È quanto emerso ieri durante il congresso della UilTemp del Trentino, che rappresenta più di 600 lavoratori somministrati, atipici e autonomi. Contestualmente Lorenzo Sighel è stato eletto nuovo segretario provinciale. «Il boom di contratti a chiamata - afferma - è da collegare principalmente all’abolizione dei voucher». «Le nuove regole che disciplinano il lavoro accessorio (ex voucher) - chiarisce - hanno “spinto” i datori di lavoro, soprattutto nel settore turistico, a “sostituire” i voucher con il lavoro a chiamata». Ed il motivo, a detta di Sighel, è legato al fatto che «l’utilizzo dei “nuovi” voucher è piuttosto macchinoso: il lavoro intermittente ha spiccato il volo in quanto è meno “laborioso” in fase di attivazione».


«Non va scordato che i contratti a chiamata sono meno remunerativi. Siamo di fronte, quindi, ad una perdita economica per il lavoratore. E verosimilmente ad un aumento del lavoro in nero». Così il segretario provinciale della Uil, Walter Alotti. Sighel precisa in tal senso che «i voucher erano rilasciati dall’Inps e quindi non comparivano direttamente nelle statistiche del mercato del lavoro. Con la «conversione» al lavoro a chiamata diventano «visibili»». E rimane chiaramente difficile stimare quale potrebbe essere la parte lavorativa che non «emerge» e rimane non regolare (in nero).


Tornando alla somministrazione, anch’essa ha subìto nel 2017 un’impennata. Sono parecchie le aziende trentine con più di 15 lavoratori somministrati impiegati contemporaneamente. Dana Italia e Aquafil, New Twins e Puliverde, Zanetti e Unifarm, San Carlo Snacks e Alstom Services Italia sono alcuni degli esempi portati da Sighel. «Questo tipo di lavoro - dice - viene utilizzato soprattutto per rispondere ai picchi di produzione delle imprese e funge, perciò, da termometro dell’attuale fase positiva del mercato del lavoro». Il segretario della UilTemp ha poi ricordato che l’aumento delle assunzioni da gennaio a novembre 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016 sfiora le 8.200 unità (più 7,1%). Il 2017, inoltre, si conferma un anno positivo per le assunzioni dei giovani, che toccano quota 5.737 (più 14,6%).


In Trentino il numero di lavoratori a somministrazione (16.813) è maggiore di quello di lavoratori a tempo indeterminato (14.086). In questo secondo caso le assunzioni, nei primi undici mesi del 2017, sono salite di 1.370 unità (più 9,7%). «Di questo passo - prosegue - i contratti somministrati nei prossimi anni potrebbero addirittura raggiungere in termini numerici quelli a tempo determinato (oggi sono 83.282 in provincia, ma sono in calo del 1,1% con 923 assunzioni perse)».


«Le difficoltà del lavoro flessibile sono principalmente legate alla breve durata dei contratti e, comunque, ad una sorta di ricattabilità dei lavoratori precari da parte dei datori - conclude Sighel - Prospettive di crescita della categoria sono possibili a fronte di una stretta e costruttiva collaborazione con le altre categorie sindacali targate Uil».

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