Femminicidio, serve più prevenzione

di Fabia Sartori

Statisticamente, in Provincia di Trento, ogni dodici mesi avviene un omicidio. Ed è sempre un uomo che uccide una donna, oppure un familiare debole (figli). Entro la prossima primavera, quindi, la statistica dice che succederà di nuovo. L'ultimo femminicidio in Trentino risale all'agosto dello scorso anno, quando a Tenno il giovane Mattia Stanga aveva sparato alla fidanzata Alba Chiara Baroni, togliendosi poi la vita. A marzo dello scorso anno, invece, la cronaca nera trentina raccontava di un padre, Gabriele Sorrentino, che uccideva i due figli (4 e 2 anni) a martellate, gettandosi poi nel vuoto dalla terrazza di Sardagna.
E qui emerge un altro dato importante: un terzo degli aggressori, dopo il delitto, si toglie la vita. «Sui due terzi degli assassini che decidono di sopravvivere è fondamentale intervenire con politiche di recupero in modo da evitare il reiterarsi della violenza. Ma soprattutto con una repressione penale proporzionata al delitto». A parlare è Emanuele Corn, dottore di ricerca presso le università di Trento e Salamanca (Spagna) e viceconsigliere di parità presso la Provincia. Nel suo libro «Il femminicidio come fattispecie penale. Storia, comparazione e prospettive» lo studioso affronta il tema dal punto di vista del diritto penale. Si tratta del primo vero libro penalistico sull'argomento in Italia, e verrà inserito nella collana di Giurisprudenza. «L'inasprimento delle pene non porterà ad una riduzione del fenomeno», dichiara senza mezzi termini. «Serve più prevenzione ed è necessario correggere il tiro sulla repressione penale perché è squilibrata rispetto al tipo di concezione di famiglia che abbiamo oggi», afferma Corn.
Il Codice penale è troppo vecchio (1930) per interpretare la realtà sociale attuale. «Abbiamo discrepanze orribili: se un uomo uccide la propria moglie viene condannato all'ergastolo - afferma - mentre se lo stesso accade tra conviventi la pena arriva a 24 anni». La stessa illogicità penale Corn la riscontra nel caso dell'omicidio di figli: «il padre adottivo che uccide il proprio figlio va incontro a pene inferiori. E questo non è ammissibile». In termini di prevenzione, secondo Corn, è fondamentale educare ad una cultura dell'uguaglianza vera tra uomini e donne. «In cui alle ragazze, già a scuola - propone - venga insegnato a riconoscere le situazioni di pericolo e ad allontanarsene, o a chiamare in aiuto le forze dell'ordine». Non solo. Per gli autori delle violenze vanno creati dei percorsi di rieducazione strutturati e coordinati tra loro, come avviene in Spagna. Dove si verifica la metà di femminicidi rispetto all'Italia. «A Trento e Rovereto - dice - esiste il "percorso cambiamenti". Ma, a fronte di centinaia di denunce ogni anno, solo una ventina di persone lo frequentano». 
Corn ha raccolto i 2.000 euro necessari a finanziare il libro attraverso il crowdfunding (su www.becrowdy.com).

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