Casa: in arrivo contributi per 64 milioni Facciate rifatte in centro: aiuti fino al 40%

di Luisa Maria Patruno

È stata approvata ieri dalla giunta provinciale la manovra di bilancio 2018, già in buona parte anticipata nei giorni scorsi negli incontri con le parti sociali e il Consiglio delle autonomie, con cui per quest’ultimo anno di legislatura si è deciso di puntare su incentivi, contributi e aumento della spesa corrente «virtuosa», come l’ha definita il presidente Ugo Rossi, per favorire la crescita e incrementare occupazione e servizi pubblici.

Le risorse a disposizione sono in linea con quelle dell’anno scorso, attestandosi su 4.743,2 milioni di euro.

Tra le nuove misure molto generose contenute in questa finanziaria vi sono soprattutto i contributi a fondo perduto destinati alle ristrutturazioni esterne degli edifici dei centri storici (20 milioni) e gli aiuti per l’acquisto della casa da parte delle giovani coppie (15 milioni), che si aggiungono alla proroga degli anticipi delle detrazioni fiscali nazionali per le ristrutturazioni (3 milioni), le ristrutturazioni da parte di cooperative edilizie (5 milioni), i «condomini verdi» con 3 milioni di euro e nuove risorse per la riqualificazione energetica degli alloggi Itea (10,4 milioni), e 7,7 milioni per l’abbattimento del canone per i circa 4.600 nuclei familiari che hanno diritto all’alloggio Itea ma che non possono beneficiarne per carenza di disponibilità.

A queste risorse si aggiungerà, è stato annunciato, un nuovo piano quinquennale di edilizia pubblica (alloggi Itea e a canone moderato) che sarà finanziato però con successive manovre, forse a iniziare dall’assestamento della prossima estate, ma non viene specificato.

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Per la casa, comunque, gli interventi già a bilancio superano i 64 milioni di euro, dai quali la giunta si aspetta una forte spinta al settore tuttora più in difficoltà che è quello dell’edilizia.

FACCIATE, CONTRIBUTO FINO AL 40%

La novità rivolta ai proprietari di immobili che si trovano nei centri storici (in tutti i comuni trentini) riguarda lo stanziamento di 20 milioni di euro per contributi a fondo perduto ai proprietari che decideranno di ristrutturare le facciate e le pertinenze (giardini e piazzali) con l’utilizzo di materiali locali.

L’assessore all’urbanistica ed enti locali, Carlo Daldoss, che ha proposto il contributo che ha già sperimentato con buoni risultati quando era sindaco di Vermiglio, spiega: «Chi ristruttura e chiede le agevolazioni fiscali previste a livello nazionale su dieci anni riceverà dalla Provincia un contributo aggiuntivo a fondo perduto pari al 20% della spesa sostenuta. Chi invece deciderà di non utilizzare l’agevolazione della detrazione fiscale statale il contributo arriverà al 40% della spesa». Il contributo della Provincia sarà dato subito non su dieci anni. Verrà posta una limitazione per poter accedere all’aiuto in base all’indicatore Icef, ma sarà comunque medio-alto, ricomprendendo gran parte dei proprietari.

«Spesso specialmente nei piccoli paesi - spiega Daldoss - il problema è che le case dei centri storici sono divise tra vari proprietari che non si mettono d’accordo per le ristrutturazioni. Pensiamo che il contributo possa essere un incentivo a mettersi d’accordo per fare i lavori».

L’altra misura riguarda il ritorno di contributi a fondo perduto per le giovani coppie che decidono di comprare casa. Con 10 milioni di euro provinciali per il nuovo progetto che prevede l’accesso a mutui a tassi contenuti perché garantiti da un fondo nazionale il livello di garanzia viene portato dal 50 al 70%. Per accedere alla misura sarà richiesto di iscriversi a un fondo pensione e per questo vengono stanziati 5 milioni di euro di contributi. Parte del contributo ricevuto sarà vincolato all’iscrizione al fondo.

Le modalità saranno definite con delibera ma, a titolo d’esempio, l’assessore Daldoss precisa che: «A chi riceve un contributo tra i 10 e i 15 mila euro potrà essere chiesto di versarne circa 2.500 nel fondo pensione. Questa novità sostituirà il piano di risparmio casa (Bausparen), sul modello di quello dell’Alto Adige, che non è mai partito perché in Trentino non funziona».

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