Acqua, il Trentino soccorre il Veneto Pax idrica: prove tecniche di accordo

di Angelo Conte

Pax tecnica tra Veneto, Bolzano e Trento nell'Osservatorio dell'Adige. I funzionari degli organismi dei tre territori interessati dai problemi di siccità per la mancanza di neve, in inverno, e pioggia, tra primavera e questo inizio assolato d'estate, sono arrivati a redigere un documento che indica priorità e comportamenti da attuare nel caso continuasse la crisi idrica. La sintesi dell'analisi e dei provvedimenti conseguenti sarà messa nero su bianco nei prossimi giorni dall'Autorità di bacino dell'Adige e poi inviata alle amministrazioni pubbliche dei tre territori coinvolti.

Saranno le giunte di Sudtirolo, Trentino e Veneto a dover poi tradurre in provvedimenti quanto suggerito a livello tecnico. In particolare sono stati fissati i limiti dei 140 litri al secondo di portata dell'Adige al ponte di San Lorenzo, la cui media sta scendendo rapidamente a causa delle alte temperature e della scarsità di pioggia, per evitare danni eccessivi all'agricoltura, in particolare a quella veneta, e per avere a Boara Pisani, nel Padovano, una portata di circa 80 litri al secondo. Si è poi fissata una quota di 80 metri cubi al secondo a San Lorenzo per garantire 60 metri cubi al secondo a Boara Pisani come limite sotto il quale non scendere per non avere problemi da parte dei cittadini nell'avere acqua potabile in casa.
Per garantire tali livelli, nel documento tecnico si spiegherà che dovranno esserci dei rilasci maggiori da parte dei due bacini artificiali più importanti per capacità, ovvero quello sudtirolese di Resia, laddove nasce il fiume Adige, e quello trentino di Santa Giustina, che pure è a un livello di circa il 35-40% della sua capacità massima.

«Si è raggiunto un accordo tecnico - spiega l'ingegner Fabio Berlanda, al vertice dell'Aprie, l'Agenzia per le risorse idriche della Provincia - e l'autorità ha completato il lavoro del documento che aveva iniziato nelle scorse settimane. I limiti fissati sono i 140 litri al secondo a Trento per averne 80 a Boara Pisani, come tetto per garantire le colture agricole. E, se la situazione di siccità perdurerà, gli 80 a Trento per garantirne 60 a Boara Pisani, per evitare la soglia di pericolo per l'acqua da bere che non si vorrebbe mai raggiungere». Adesso, spiega Berlanda, il lavoro dei tecnici è di fatto concluso e spetta alla politica mettere nero su bianco i provvedimenti.

«Questa è una proposta, dovremo valutarla, e ora c'è argomento per la politica. Occorre capire anche la prospettiva per l'intera estate e non solo per l'emergenza attuale e, soprattutto, contemperare i vari interessi che sono in gioco» spiega l'assessore all'ambiente provinciale Mauro Gilmozzi. «Se è equa, la proposta da parte nostra sarà accolta. Adesso è importante che ci siano dei dati da valutare a partire dai fabbisogni».

Le amministrazioni pubbliche faranno le loro valutazioni per capire cosa fare in caso si scenda sotto le soglie che sono stabilite nel documento. Il problema è come conciliare da un lato le esigenze del turismo, della biodiversità dei laghi trentini e della produzione idroelettrica provinciale e quelle dell'agricoltura veneta che chiede acqua per non avere dei danni maggiori di quelli che già teme di avere. La battaglia sarà sulla soglia da fissare, per Trento ovviamente l'emergenza inizierebbe con la soglia più bassa possibile, il Veneto chiederà di alzarla il più possibile. Ma il compromesso dei tecnici potrebbe evitare una battaglia lunga e sterile per tutti. Anche perché, spiega Andrea Crestani, direttore dell'Anbi (l'associazione bacini idrici) del Veneto «dei danni ci saranno di sicuro, ma mi pare che si sia raggiunto un buon compromesso». Intanto, da meteotrentino arriva una speranza: quella di piogge diffuse e non sporadiche per domani e poi per martedì.

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