Incidente di Campodazzo: lotta tra periti Una barriera avrebbe evitato il disastro «Ma il guard rail non è obbligatorio»

Si profila un braccio di ferro tra periti nell’inchiesta condotta dalla procura di Bolzano sull’incidente del 20 novembre scorso a Campodazzo in cui persero la vita Giulia Valentini (28 anni di Piné) e Alessandro Conti (23 anni di Cavalese).

Secondo i periti nominati dal giudice in quel tratto di strada non era obbligatorio installare un guard rail, anche se la presenza di una barriera avrebbe evitato il disastro.

È una conclusione che, se confermata, andrebbe a scagionare i tre indagati, lasciando però molto amaro in bocca ai familiari delle vittime poiché la tragedia poteva essere evitata.

In particolare il perito Antonio Pietrini ha stabilito che l’auto, una Ford Fiesta condotta da Valentini, affrontò con prudenza quell’ultimo tratto di strada nei pressi del ponte ad una velocità di circa 15 chilometri orari. Purtroppo l’auto urtò il veicolo che precedeva e questo fece uscire di strada la Fiesta che finì nel fiume. Un guard rail avrebbe evitato la tragedia.

Il secondo perito, l’ingegner Raffaele Mauro, ha concluso però che su quel tratto di strada, a servizio dei masi, non ci sarebbe alcun obbligo da parte del comune di Fiè di posizionare guard rail.

Quest’ultima è una conclusione su cui i periti nominati dalle famiglie delle vittime, difese dagli avvocati Fabrizio Borga e Mauro De Pascalis, daranno battaglia.

I consulenti delle parti lese controbattono rilevando che su gran parte di quella strada, anche lungo tratti dove non è necessario, era stato posizionato il guard rail, dunque c’era consapevolezza del pericolo. Inoltre vi sarebbe una normativa specifica che prevede l’obbligo di posizionare presidi nelle zone limitrofe a punti delicati come può essere un ponte.

Il 29 di maggio è prevista l’udienza con la discussione tra periti e consulenti.

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