Il vescovo annulla la messa in Duomo dei cacciatori Il presidente: «Amareggiati e delusi, anche come credenti»

Niente messa in Duomo per i cacciatori trentini: la celebrazione nella cattedrale, che avrebbe dovuto concludere la festa del patrono dei cacciatori, St. Hubertus, è stata annullata.

La notizia sarebbe stata comunicata direttamente dalla Curia trentina all’Associazione cacciatori.

Una decisione, scrive il presidente Carlo Pezzato, che «ci lascia amareggiati ed in parte anche sconcertati».

Ma che cosa ha spinto la Curia ad annullare la messa in Duomo? Una possibile risposta arriva dallo stesso presidente delle doppiette trentine:  «Nei giorni scorsi erano apparsi in città dei manifesti con delle scritte ingiuriose indirizzate al mondo venatorio e alla stessa Curia arcivescovile. In uno di questi si poteva leggere addirittura che “l’unica messa buona per il cacciatore è quella funebre”».

Così, spiega Pezzato, «nonostante le rassicurazioni delle forze di polizia circa le garanzie inerenti l’ordine pubblico, il Vescovo di Trento, sua eccellenza monsignor Lauro Tisi, ha preferito annullare la funzione religiosa probabilmente al fine di evitare eventuali spiacevoli situazioni in un luogo di culto».

«Questa scelta ci delude come cittadini, come cristiani e anche come cacciatori. In questo modo, a nostro giudizio, vengono meno i diritti di espressione sia dal punto di vista della dialettica democratica, sia dal punto di vista dell’espressione della fede. Come credenti, donne e uomini di fede, pur nel rispetto assoluto delle opinioni e del ruolo del nostro Arcivescovo, ci sentiamo di rimarcare il rischio che scelte di questo genere possano compromettere pratiche religiose riconosciute e consolidate all’interno della società trentina. Siamo pertanto a manifestare la nostra profonda delusione per quanto successo, ma anche a rimarcare la necessità di un articolato e sincero confronto con le autorità religiose della provincia per meglio comprenderne le ragioni anche al fine di mantenere e consolidare un quadro di rapporti da sempre orientato al rispetto reciproco e al riconoscimento delle rispettive attività come momenti di crescita umana, civile e cristiana della comunità».

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