Ragazza stroncata dalla meningite, visite e profilassi per i trentini andati in Polonia

Don Rolando Covi, responsabile della comitiva della Diocesi di Trento a Cracovia, tranquillizza tutti

«Ci mette grande tristezza sapere che una ragazza protagonista, come noi, delle forti emozioni della Giornata mondiale della gioventù non abbia potuto raccontarle ai propri cari, come stanno facendo ora i seicento giovani trentini che, peraltro, con lei, non hanno avuto alcun contatto diretto». Don Rolando Covi, responsabile della comitiva della Diocesi di Trento a Cracovia, esprime così in una nota l'amarezza per il dramma della giovane romana contagiata da meningite e deceduta nel viaggio di rientro dalla Polonia. "Appena appresa la notizia, sui pullman abbiamo pregato per lei" spiega.

Il direttore dell'Ufficio di pastorale giovanile ci tiene però a tranquillizzare chi ha partecipato alla Gmg e i loro familiari: «Come ha comunicato l'Azienda sanitaria, che ringrazio per la professionalità e il buon senso dimostrato in questa circostanza, la profilassi è raccomandata per tutti coloro che hanno avuto contatti stretti con la persona deceduta. Ma, a quanto ci risulta, nessuno dei trentini - sottolinea - ha viaggiato nello stesso pullman, dormito negli stessi locali o pranzato allo stesso tavolo della ragazza scomparsa». 


In seguito alla notizia del decesso per meningite da meningococco di una ragazza romana durante il viaggio di rientro da Cracovia, dove ha partecipato alla Giornata mondiale della gioventù, l'Azienda provinciale per i servizi sanitari della Provincia autonoma di Trento spiega che «secondo i protocolli e le linee guida nazionali e internazionali la profilassi è raccomandata per tutti coloro che hanno avuto contatti stretti con la persona deceduta come ad esempio chi ha viaggiato nello stesso pullman, ha dormito negli stessi locali o ha pranzato allo stesso tavolo. Tutte le altre persone non devono assumere la profilassi o recarsi nelle strutture sanitarie».

La raccomandazione, secondo l'Apss, potrà essere aggiornata sulla base dell'acquisizione di nuovi elementi di valutazione e delle indicazioni del ministero della Salute.

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Tutti i 120 partecipanti del Gmg, anche il vescovo di Bolzano e Bressanone Ivo Muser, sono stati visitati e sottoposti a profilassi al loro rientro, dopo la morte per meningite a Vienna di una ragazza italiana che era stata a Cracovia. Su un prato davanti all'ospedale di Bolzano è stato allestito la scorsa notte un tendone, nel quale un equipe di medici ha visitato i ragazzi e i loro accompagnatori. Non è stato riscontrato nessun caso sospetto e tutti sono potuti andare a casa a riposare dopo il lungo viaggio e l'agitazione per la tappa in ospedale. "Io ero già sceso dal pullman a Bressanone e mi sono recato all'ospedale", racconta il vicario episcopale Michele Tomasi.

"Si è trattato di una precauzione più che giustificata che per fortuna ha dato esito negativo", ha commentato Tomasi. I partecipanti altoatesini avevano, infatti, frequentato la Casa Italia a Cracovia, dove era passata anche la ragazza morta a Vienna.

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