Adunata 2018 a Trento, affare da 50 milioni di euro Bottamedi: «Se sarà un rave party mi vergognerò»

Bottamedi critica: «Se sarà un rave party mi vergognerò»

di Matteo Lunelli

Grande gioia per l’ufficialità dell’assegnazione. Grande voglia di rimboccarsi da subito le maniche per organizzare al meglio l’evento. E anche un occhio a quelle che saranno le ricadute economiche. L’Adunata 2018 a Trento è realtà: oltre alle considerazioni politiche, storiche e sociali, ci sono anche quelle economiche. Per il raduno 2016 a Treviso uno studio dell’Università di Piacenza ha parlato di un indotto tra i 40 e i 70 milioni di euro, a fronte di un costo per l’organizzazione di un milione circa. E 500 mila persone in città possono fare la felicità di commercianti, esercenti e operatori del turismo.
 
Ma partiamo dalla gioia, con le parole del sindaco Alessandro Andreatta. «Una grande soddisfazione per un’assegnazione meritata e costruita nel tempo, grazie alla nostra sezione Ana, che è molto amata in tutta Italia. Credo sia l’occasione per ribadire che gli alpini sono una forza di pace e solidarietà: sono sempre a disposizione di persone più deboli o fragili, sono un motore di tante comunità. Penso che vederli sfilare sia un modo per poter esprimere loro la nostra gratitudine, perché portano i valori più belli della nostra terra, a partire da umiltà e laboriosità». Per il sindaco inoltre, l’adunata rappresenta un ricordo indelebile. «Il 17 maggio 1987, in occasione dell’ultimo raduno in città nacque la mia seconda figlia: quindi porto quel ricordo personale sempre nel cuore». Dai sentimenti ai soldi: si parla di almeno 50 milioni di indotto. Non male. «Di certo per la città ci sarà un grande ritorno. Ma credo che prima di tutto sia l’occasione per far conoscere Trento a tante persone che magari non ci sono mai state. Poi, è vero, ci sarà anche una grande ricaduta in termini economici. Ma già da oggi iniziamo a pensare all’organizzazione».
 
Ovviamente soddisfatta la direttrice dell’Apt di Trento Elda Verones. «Si tratta di una splendida notizia: l’evento è molto importante e poi il 2018 è una data speciale. Abbiamo già iniziato a fare dei ragionamenti per dare il massimo dell’accoglienza alle migliaia di persone che arriveranno e per promuovere e dare informazioni in questi mesi». La macchina organizzativa è già partita: «Ormai si era capito che Trento sarebbe stata scelta e quindi, seppur in via non ufficiale, abbiamo già iniziato a parlare. Saremo a Treviso l’anno prossimo per capire e per fare promozione. A Trento, considerando anche Bondone, valle dei Laghi e frazioni, abbiamo circa diecimila posti letto, compresi gli appartamenti e tutte le strutture ricettive».
 
La voce fuori dal coro è quella del consigliere Manuela Bottamedi, che già domenica sera su Facebook ha espresso, o meglio ribadito, le proprie perplessità: «Bastava avere un briciolo di sensibilità e spostare l’adunata al 2019. L’adunata è una festa, una celebrazione. E nel 2018 più che festeggiare e celebrare bisognava commemorare i nostri morti. Se l’adunata dovesse trasformarsi in un rave party (così come è stato nel 1996....me lo ricordo benissimo...17 anni e un grande festone), mi vergognerò definitivamente di essere trentina e di far parte di un popolo che si è fatto cancellare. Non abbiamo il coraggio per resistere a un genocidio/etnocidio che dura da 100 anni»

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