Lacrime per la morte di Armin Holzer

di Claudio Chiarani

Una morte che ha sconvolto tutti. La tragica conclusione di una vita sempre corsa in cerca di Adrenalina, quella che solo chi pratica sport estremi può capire. Nessun altro, scusateci, può essere in grado di condividere il perché si vada in cerca di emozioni estreme per un “batti cinque” alla fine dell’emozione che stai cercando.

Armin Holzer era un grande uomo, la sua morte merita rispetto assoluto. Anche se qualcuno, troppi in queste ore, ha commentato con “se l’è andata a cercare”.

Armin è inciampato in decollo con la sua vela da “speedriding”, un piccolo parapendio se vogliamo di pochi metri quadri di superficie. Nuovo, acquistato il giorno prima, lo stava provando. Nove metri quadri e mezzo di superficie per un’alta velocità quando si è in volo, maneggevole, capace di farti fare acrobazie come “ruotare su se stessi”, in gergo “infinity tonneau” ma facile, sicura ed estremamente divertente in volo. Quello che non è riuscito ad Armin è stato decollare.

Quando corri con vele di queste dimensioni, lo devi fare rapido, se t’inciampi cadi, e se cadi quando la vela assume “portanza”, ossia vola già allora se sei su di un pendio aperto non ci sono problemi, Recuperi assetto e voli. Armin, invece, non è riuscito a recuperare l’assetto ed è stato portato via dalla vela che, priva di controllo l’ha portato a impattare poco sotto il decollo, in uno stretto canalone che non ti concede molto margine di sicurezza.

L’amico Fabrizio Cortese di Brentonico era con lui, decollando prima e accortosi che non arrivava si è girato per capire. Ha visto tutto, ha capito e dato l’allarme.

Errore umano, non squilibrio “uomo/macchina”, un errore che non ha perdonato colui che era capace di sfidare la gravità, sempre assicurato in caso di cadute dalla sua “slackline” o “highline” quando la percorreva lassù, tra le sue cime, in cerca del vento tra i capelli. Non condannate chi cerca le emozioni estreme, fa parte della vita. Così come la morte, Armin lo sapeva bene, e non ci giocava come si gioca alla play station. La sua stretta di mano vigorosa tre settimane fa mi aveva impressionato.

Io con trent’anni di più non avevo neanche capito chi fosse questo biondo col quale, naso all’insù, stava guardando gli altri amici volare col parapendio.

Quando vidi la sua intervista da Fabio Fazio ero rimasto impressionato dalla sua semplicità, ce l’avevo di fianco e neanche avevo capito che era lo stesso ragazzo.

Naso all’insù, vento tra i capelli, emozione pura, adrenalina. Il perché non si può spiegare, perché come diceva Leonardo da Vinci “una volta che avrete imparato a volare, camminerete sulla terra guardando il cielo, perché è là che siete stati, ed è là che vorrete tornare”.

Ora Armin vola libero da qualsiasi corda e sicurezza, felice ne sono certo di aver vissuto ventotto, intensissimi, liberi anni della sua vita. Ciao Armin, ti sia lieve la terra.


La camera ardente per rendere omaggio ad Armin Holzer è allestita a Sesto Pusteria, in un locale adiacente alla chiesa parrocchiale, dove mercoledì 9 dicembre, alle 13.30, si svolgeranno i funerali.

La sua ultima uscita pubblica per raccontarsi assieme all'amico Alessandro d'Emilia era stata proprio a Trento, al Teatro sociale il 28 novembre scorso in occasione dell'evento «TEDxTrento». I due avevano tenuto un talk dal titolo suggestivo: «Sospesi nel vento». Una bellissima testimonianza di sport, vita e amicizia che aveva conquistato il grande pubblico presente in sala. «Camminare su questo filo mi fa sentire libero, mi unisce con la natura», aveva detto fra l'altro Armin (vedi il video in basso).

La danza del funambolo Armin Holzer

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L'intervento di Armin Holzer al Teatro sociale il 28 novembre scorso per «TEDxTrento» [dal minuto 59]

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