In 150 in fila ogni sera per un pasto caldo

La solidarietà dei trentini

di Patrizia Todesco

Alle due del pomeriggio i primi volontari della mensa della Provvidenza dei frati Cappuccini di Trento sono già al lavoro per preparare il sugo per la cena. Padre Fabrizio Forti coordina i lavori ma può contare su un vero e proprio esercito di 470 volontari. Ogni sera ce ne sono dieci per cucinare, servire e mettere in ordine la grande sala che si trova proprio sotto la chiesa del convento. Ogni sera, a partire dalle cinque, oscilla tra 120 e 150 il numero delle persone che salgono fino a via Laste 3 per poter mangiare un pasto caldo in un posto dignitoso. Alla porta nessuno chiede loro da dove vengono, chi sono, perché sono lì. Un sorriso li accoglie e quando va bene, dopo il pasto, possono godere di qualche consiglio e qualche parola di padre Fabrizio.

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«Sono numeri in calo rispetto al 2011. Diminuzione dovuta alla congiuntura economica che ha spinto molte persone ad andarsene, a partire verso Francia e Germania dove hanno forse migliori prospettive di lavoro. Invece è aumentato il numero delle famiglie in difficoltà, delle persone alle quali, ogni quindici giorni, viene consegnata una borsa di viveri», racconta padre Fabrizio. Per quanto riguarda gli utenti della mensa, il 70% sono islamici, poi ci sono rumeni, bulgari, curdi e un gruppo di giovani pakistani. In minima parte sono italiani. Le circa 200 borse distribuite ai nuclei familiari in difficoltà, invece, sono destinate soprattutto a trentini e persone provenienti dal Nord Africa, Bielorussia, Romania. Genitori con figli piccoli e coniugi con genitori anziani a carico: gruppi dove nessuno lavora. «Quando vengono consegnati gli alimenti - spiega padre Fabrizio - vedi la meraviglia negli occhi del povero. Da parte nostra non è un favore fare ciò che facciamo, ma è semplicemente una risposta a un loro diritto. Il diritto a poter mangiare ogni giorno. Così come avrebbero diritto ad avere un letto e ad avere medicine».

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E proprio quella dei farmaci è una delle nuove necessità emergenti. Ogni due giorni padre Fabrizio si reca in farmacia per acquistare medicinali per i suoi ospiti. Persone che hanno problemi di salute ma che non hanno i soldi per acquistare le medicine. «Spendo circa 100 euro ogni due giorni, ma ci sono tante persone generose che mi aiutano a pagare queste spese così come ci sono tantissime persone generose che ogni giorno ci consentono di preparare la cena».

All'entrata della cucina sono accatastate cassette di frutta e verdura. E poi sacchi di pane, confezioni di pasta e scatolame vario. «Molti prodotti ci vengono dati dai supermercati. Prodotti in scadenza o confezioni leggermente danneggiate. E poi la gente che è davvero molto generosa. La cosa straordinaria è che a volte sembra che qualcosa stia per finire. Non si fa nemmeno in tempo a pensare a come fare che arriva il prodotto. L'attenzione e la generosità dei trentini si sente. Aiutano i singoli, aiutano i gruppi parrocchiali, le associazioni di ogni genere». Per quanto riguarda il pane, poi, un gruppetto di volontari si reca quotidianamente presso il panificio Sosi per prendere il pane del giorno precedente ritirato dai negozi che poi viene rigenerato con il forno a vapore. I 50 mila set di piatti e posate bio che servono annualmente (20 mila euro) vengono invece pagati dalla Fondazione della Cassa di Risparmio.

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«Un giorno il Comune mi chiese da che anno era aperta la mensa dei frati Francescani. Dal 1226 risposi, dall'anno della morte di S. Francesco d'Assisi. Fu lui a istruirci alla convidisione. In ogni convento c'è una sala dove vengono accolti i poveri». Non solo uomini, non solo stranieri si alternano ogni sera su uno dei 64 posti a sedere messi a disposizione nella sala con le pareti con le pietre a vista e il grande crocifisso che vigila e protegge anche quando la tensione tra i commensali sale.

Ci sono anche donne: le povere della città, le donne in cerca di lavoro, le badanti che nella loro sera libera, per risparmiare, bussano al convento. Ed ecco che il concetto di povertà assume varie forme tra gli utenti. Tutti hanno sicuramente una povertà economica di fondo. Gente che non ha lavoro o che lo ha perso e che non ha i soldi per potersi mantenere. O persone che arrivano dall'altra parte del mondo e che un lavoro non l'hanno mai avuto. Ma poi c'è la povertà relazionale di chi magari si è appena separato, dorme in macchina e non riesce a pagare gli alimenti. Infine ci sono la povertà affettiva e la povertà sociale, di chi non può stare in una società se non in maniera illegale.

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Non amano le luci della ribalta padre Fabrizio e i suoi volontari. Apprezzano gli utenti che ringraziano, ma preferiscono lavorare nel silenzio. «Facciamo un po' come i genitori quando preparano da mangiare per i loro figli. Non ci sentiamo di fare un qualcosa di straordinario, ma semplicemente di dare una risposta a un loro diritto». Semina però padre Fabrizio. Semina con le sue azioni, semina con le sue parole anche se poi, quando la sera li lascia andare, soprattutto quando fuori piove, nevica e fa freddo, o quando li vede vulnerabili, non può che affidarli a Dio quei suoi ragazzi. «Ma la provvidenza non è solo cibo e questo io lo dico sempre durante la formazione ai volontari. Noi non possiamo non provocare le istituzioni denunciando le disuguaglianze che ci sono. L'arrivismo e l'indifferenza arricchiscono qualcuno e impoveriscono gli altri. Ci vuole educazione alla solidarietà. Io vedo attenzione della gente a queste tematiche. I singoli che la pensano in maniera nuova ci sono, ma il grido è grande. Basta sperperi, basta corruzione. Corruzione è rubare all'onesto. E noi che genitori dello Stato abbiamo? Alle volte votiamo persone oneste, ma è il sistema che le rende disoneste e allora si crea sfiducia. Bisogna seminare legalità e la legalità passa attraverso l'attenzione per l'altro».

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L'altro che nella mensa dei Francescani a volte è ubriaco, drogato, sporco, malintenzionato. Padre Fabrizio e suoi volontari guardano oltre. Vedono un uomo affamato e sofferente. E così ogni giorno, nella piccola sala, si compie un piccolo grande miracolo che anche con le sue parole S. Francesco aveva predetto. «Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile».

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