Blitz antimafia in Sicilia e in Trentino Sequestrato immobile a Campiglio

Sigilli ad un immobile a Madonna di Campiglio nell'ambito del maxisequestro di beni per 800 milioni di euro ad un commercialista siciliano sospettato di essere il prestanome del clan mafioso Mandalà, i gestori della latitanza di Bernardo Provenzano nei primi anni duemila.

di Francesco Terreri

Sigilli ad un immobile a Madonna di Campiglio nell'ambito del maxisequestro di beni per 800 milioni di euro ad un commercialista siciliano sospettato di essere il prestanome del clan mafioso Mandalà, i gestori della latitanza di Bernardo Provenzano nei primi anni duemila.

La Direzione Investigativa Antimafia (Dia), eseguendo un provvedimento della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, ha sequestrato ieri titoli bancari, 25 aziende, conti correnti, automobili, immobili a Villabate, Misilmeri, in provincia di Trento (Campiglio) e in provincia di Ascoli Piceno e altri beni per un valore che supera gli 800 milioni di euro riconducibili all’ex deputato regionale siciliano Giuseppe Acanto. Tra i beni finiti sotto sequestro anche una società che si occupava di assistenza agli anziani. Un patrimonio che il commercialista, secondo la Dda di Palermo, avrebbe accumulato grazie alla vicinanza e alla connivenza con la cosca di Villabate.

«Noi riteniamo - ha affermato il colonnello Riccardo Sciuto, durante la conferenza stampa sul blitz - che il patrimonio di Acanto sia il patrimonio della famiglia di Villabate, una cosca particolarmente agguerrita e vicina a Bernardo Provenzano. Ricordiamoci che grazie a una ricostruzione storico-processuale la famiglia di Villabate ha gestito la latitanza di Provenzano e organizzato il suo viaggio a Marsiglia per farlo curare».

Acanto è stato deputato regionale siciliano del Biancofiore, la formazione politica dell’ex governatore Totò Cuffaro, attualmente detenuto dopo una condanna per favoreggiamento a Cosa Nostra.

In Trentino Acanto possiede un appartamento in multiproprietà nel residence Catturani di Madonna di Campiglio. Il commercialista aveva stipulato il contratto nel 1997, ai tempi in cui il residence era in capo al gruppo Bagaglino del «re delle multiproprietà» Mario Bertelli.

Il successivo crac Bagaglino da mezzo miliardo di euro ha lasciato dietro una vicenda di evasione fiscale chiusa solo l’anno scorso col recupero da parte dell’Agenzia delle Entrate di 44 milioni di imposte evase. Più di recente il Catturani è passato a società legate a Silvio Berlusconi, per poi essere venduto nel 2013 a un gruppo alberghiero veneto.

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