Tumori, aumenta la speranza Si sopravvive di più

di Patrizia Todesco

Di fronte ad una diagnosi di tumore non bisogna disperarsi o credere che non ci siano speranze. In Trentino sono circa 20 mila le persone in vita che in tempi più o meno recenti hanno avuto una diagnosi di tumore e lo hanno combattuto e sconfitto o stanno cercando di farlo.
Inoltre sono incoraggianti anche i dati sulla sopravvivenza dei pazienti oncologici.
Il registro tumori legato al servizio epidemiologia clinica dell’Azienda sanitaria, grazie ad una donazione da parte della Fondazione Trentina per la ricerca sui Tumori, ha realizzato la prima presentazione organica sulla sopravvivenza dei pazienti oncologici trentini.
Al di là dell’incidenza, e dunque delle nuove diagnosi, ora è possibile capire come e se, a distanza di tempo, le persone a cui è stato diagnosticato un cancro sopravvivono. Due i dati positivi: il primo è che a cinque anni di distanza dalla diagnosi soono in vita più del 60% dei malati. Altro dato importante è che, analizzando la media nazionale, per una buona parte dei tumori la sopravvivenza trentina è più alta o uguale, segno che comunque le cure sono di buon livello.
Si riconferma inoltre come, i differenti tipi di tumore, abbiamo effetti diversi sulle aspettative di vita. I primi cinque dati di sopravvivenza migliori negli uomini sono relativi ai tumori della tiroide, del testicolo, della prostata, del melanoma cutaneo e del linfoma di Hodgkin. I primi 5 dati di sopravvivenza migliori nelle donne sono relativi ai tumori della tiroide,  del melanoma cutaneo, della mammella, dell’utero e del linfoma di Hodgkin.

Tra i tumori con miglior sopravvivenza vanno inseriti anche i tumori dell’età pediatrica ed adolescenziale, la cui sopravvivenza è aumentata dai primi anni Settanta grazie a protocolli terapeutici efficaci e ai miglioramenti diagnostici e chirurgici. In tutti questi casi la sopravvivenza è superiore all’80%.  Gli epidemiologi fanno inoltre notare che per una quota consistente di tumori, dell’uomo o della donna, una sopravvivenza a 5 anni ha il significato di aver ottenuto a tutti gli effetti una guarigione, questo è il caso ad esempio dei tumori della tiroide, del testicolo, del melanoma cutaneo e di parte dei tumori del colon ? retto. Non è ancora il caso di altri tumori, per esempio quello alla mammella, dove per parlare di guarigione vera e propria è necessario attendere un maggior periodo di tempo. Per quanto riguarda il tumore alla mammella, diffusissimo tra le donne (380 nuove diagnosi seguite dal reparto di oncologia nel 2014) la sopravvivenza a 5 anni è dell’87%, dato superiore anche alla media del Nord-est che è ferma all’85%. Qui il mix tra alta adesione allo screening, ottimo livello di lettura dei referti, buona chirurgia e cure successive personalizzate stanno evidentemente dando buoni risultati.

«Nella sostanza - sottolinea il dottor Silvano Piffer - una diagnosi di tumore, non è per forza di cose un destino inevitabile».
Altro fattore incoraggiante è poi il trend di miglioramento delle aspettative di vita dei malati. Negli anni la sopravvivenza è aumentata del 15% per gli uomini nei tumori del capo-collo, della prostata, della tiroide e del mieloma; del 10-15% per i sarcomi ai tessuti molli, per i tumori a testicoli e rene; del 6-9% per i linfomi non hodgking e infine del 5% per tumori a stomaco e colon- retto; ferma la sopravvivenza per gli altri. Per quanto riguarda le donne la sopravvivenza è aumentata del 15% o più per i linfomi non Hodgking e per la tiroide; del 10-15% per sarcomi ai tessuti molli, per tumori a fegato, collo utero e per le leucemie; del 6-9% per i tumori a capo-collo; stomaco, coleicisti e rene; del 5% per i tumori al colon-retto, melanoma, mammella, vescica e cerebrali. Nessuna variazione per gli altri.
Per i tumori dove la la sopravvivenza non è particolarmente alta l’invito è quello di puntare sulla prevenzione primaria.  «Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, almeno il 40% di tutti i casi di cancro può essere prevenuto, con quote di prevenibilità differenziate in relazione alle diverse sedi di malattia - si legge nello studio - .
Sottoporsi a esami di diagnosi precoce (screening oncologici: in particolare per il carcinoma della mammella femminile, per il collo dell’utero e del carcinoma del colon-retto ), adottare stili di vita salutari (fumo, alcol, dieta ed attività fisica), controllare l’esposizione a inquinanti presenti negli ambienti di vita e di lavoro (sostanze chimiche, radiazioni ionizzanti e Uv) e vaccinarsi contro l’epatite B (carcinoma epatico) o contro il papilloma virus umano (carcinoma del collo dell’utero) sono, per esempio, alcune delle azioni che la sanità pubblica deve incoraggiare».

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