Il decreto sulle slot azzera le limitazioni comunali Andreatta non ci sta: il governo deve ripensarci

Il sindaco Alessandro Andreatta è deluso dell'atteggiamento del governo Renzi in materia di gioco d'azzardo. Le anticipazioni relative al decreto legislativo annunciato per il mese prossimo lo ha lasciato perplesso ed ha affidato i suoi dubbi a Facebook.

«Molte le luci (la riduzione delle slot da 350 mila a 250 mila, il collegamento a un sistema centrale in grado di limitare le truffe) ma non mancano le ombre», scrive in un post sul social network, rilanciato anche via Twitter, il sindaco.

«Mi riferisco - prosegue - all'impossibilità da parte dei sindaci di regolamentare localmente il fenomeno, mi riferisco all'azzeramento delle normative fin qui approvate dai Comuni: per esempio, il divieto di installazione delle slot vicino a scuole, ospedali, strutture per anziani. Gli otto miliardi di euro che lo Stato incassa dal gioco d'azzardo non possono giustificare lo smantellamento delle restrizioni oggi in vigore. Non è neppure ammissibile che i sindaci siano privati degli strumenti per arginare eventuali fenomeni di abuso o dipendenza. Auspichiamo dunque che il governo apporti al decreto i dovuti correttivi.»

Il Comune di Trento è da tempo attivo nel tentare di arginare il fenomeno del gioco e della dipendenza. Tre anni fa ha introdotto un apposito regolamento che individua varie tipologie di luoghi sensibili in prossimità dei quali non possono essere installate nuove slot machine o videolottery. I luoghi in questione sono quelli individuati dalla legge provinciale, vale a dire le scuole, i centri giovanili o altri istituti frequentati prevalentemente da giovani, le strutture residenziali operanti in ambito sanitario, scolastico e socio-assistenziale.

Ampliando la previsione della legge provinciale, che fissa in 300 metri la distanza minima da un luogo sensibile per installare una nuova macchinetta, il Comune ha previsto un raggio di 500 metri. Successivamente, in seguito a una pronuncia del tribunale che aveva imposto l'inserimento nel regolamento della lista completa dei luoghi sensibili, è stato stilato un elenco che ne individua sul territorio cittadino la bellezza di 371.

Ciò significa che in ambito urbano risulta oggi ben difficile trovare un'area dove poter installare nuove slot. Tutto questo lavoro potrebbe però ora venir vanificato dal governo, se sarà confermata l'intenzione del decreto di eliminare i vincoli introdotti a livello locale. E se è vero che gli apparecchi autorizzati saranno a livello nazionale centomila in meno, pare anche che i 250.000 che resisteranno saranno nuove videolottery che permettono di puntare più soldi e prevedono vincite maggiori, aumentando per contro anche i rischi di dipendenza.

Oltre a regolamentare l'installazione l'amministrazione comunale ha sottolineato la propria contrarietà al gioco d'azzardo anche introducendo come incentivo economico a chi decide di dismettere le slot machine dal proprio locale la riduzione della tariffa rifiuti nella misura del 50% della quota fissa. «È una misura che abbia confermato in dicembre anche per l'anno in corso» ricorda Fabiano Condini, assessore alle attività economiche a palazzo Thun.

Inoltre, promossa da Comune e Associazione auto mutuo aiuto, è stata siglata un'Alleanza per la tutela e la responsabilità condivisa nel contrasto e nella prevenzione del gioco d'azzardo patologico a cui hanno aderito anche Provincia, Casse rurali, Confesercenti, Ordine dei giornalisti, Consolida, Consorzio dei Comuni, Federazione tabaccai, Comunità di accoglienza a promuovere l'informazione e attivare iniziative per contrastare la promozione del gioco e la diffusione delle illusioni del vincere facile. L'Alleanza ha tra l'altro ideato un marchio etico, attribuito dal Comune ai locali che decidono di disfarsi delle slot machine o che si impegnano a non installarle, assegnato finora ad otto locali pubblici cittadini.

Nel panorama nazionale la regione Trentino Alto Adige, secondo i dati riportati dal sito slotmachinereport.com, il volume globale di gioco alle "macchinette" è di 953.000 euro, con una spesa pro capite annua che si aggira attorno ai 175 euro. Sono dati decisamente più bassi rispetto alla media nazionale dove spicca il dato della Lombardia con un volume di gioco di oltre 10 milioni di euro e una spesa pro capite di 1.951 euro. Tuttavia, negli ultimi anni si sta riscontrando una crescita nelle spese in slot, vlt e lotterie, segno che il fenomeno sta prendendo piede anche qui. Una conferma è densità a Trento dei mini-casinò, le sale giochi dedicate a slot e videolottery, che è una tra le più alte a livello nazionale.

Anche «Mettiamoci in gioco», la Campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo, esprime forte preoccupazione per la direzione presa dal Governo in merito al decreto sul gioco d’azzardo.

«Da quanto emerso nell’incontro che la Campagna ha avuto con il sottosegretario Pier Paolo Baretta - spiega don Armando Zappolini, portavoce di Mettiamoci in gioco - e da quanto si apprende dalla stampa, sono diversi e rilevanti i punti critici. In primo luogo, sarebbe grave che venisse quasi completamente cancellata l’autonomia di Regioni e Comuni nel regolamentare il gioco d’azzardo sul proprio territorio. Si tratterebbe di un forte passo indietro, non compensato a quanto pare da una reale regolamentazione del fenomeno in vista di una sensibile riduzione dei rischi del gioco d’azzardo nel nostro paese».

«In secondo luogo - prosegue il sacerdote - ribadiamo l’importanza che la pubblicità dell’azzardo sia fortemente ridotta, fino al limite massimo consentito dalla legislazione europea. Non servirebbe a molto vietarla solo qualche ora il pomeriggio, per giunta senza che questa disposizione si applichi ai canali televisivi dedicati al gioco e ai programmi sportivi, ad alta audience e a cui specie i più giovani sono molto sensibili.

Inoltre, apprezziamo l’intenzione del governo di voler ridurre l’offerta dei giochi, ma appare molto discutibile che questo obiettivo venga perseguito diminuendo il numero delle slot, ma non delle vlt (assai più pericolose per la salute) e introducendo delle ‘gaming hall’, luoghi chiusi dedicati solo all’azzardo, che renderebbero meno visibile il fenomeno e più pericoloso il contesto per chi è a rischio di dipendenza».

La Campagna chiede infine al governo di stanziare, effettivamente, i 250 milioni di euro più volte citati proprio dal sottosegretario Baretta, che potrebbero essere almeno in parte utilizzati per le attività di prevenzione, informazione e riabilitazione, non coperte dai Livelli essenziali (Lea) che devono essere garantiti in primo luogo tramite i 50 milioni di euro per il gioco d’azzardo previsti nella Legge di stabilità.

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