Santa Chiara, ospedale o teatro? La gaffe di Fugatti

di Renzo Moser

Interrogo, ergo sum. La produzione di quegli atti politici del consiglio provinciale che vanno sotto il nome di «interrogazioni», da parte dei membri del gruppo della Lega Nord, è quasi leggendaria, e nel corso degli anni gli esponenti del Carroccio ci hanno abituati a un autentico fuoco di fila. Hanno presentato, presentano e, molto probabilmente, continueranno a presentare interrogazioni su tutto e tutti. Come non ricordare le ruvidezze lessicali di «Cionfoli» Savoi, o le acrobazie sintattiche di Claudio Civettini (ora ex leghista), autentica macchina interrogante, con ritmi stakanovisti, o, ancora, le puntute domande della tenacissima Franca Penasa, ex consigliera e ormai anche lei, come Civettini, ex leghista.


Tanto per farsi un'idea, solo in questa legislatura, Maurizio Fugatti (nella foto in alto), unico superstite del gruppo dopo l'addio di Civettini, ha presentato ben 481 interrogazioni. Non male. Anche perché le interrogazioni costituiscono un aspetto fondamentale dell'attività politica delle opposizioni, un importante strumento di controllo dell'attività di governo della giunta. A volte, però, la bulimia interrogatoria può giocare brutti scherzi. E non è infrequente inciampare in qualche strafalcione. Come quello che, apparentemente, ha «tradito» l'ex onorevole Fugatti. Si tratta dell'interrogazione numero 1321, presentata in Consiglio provinciale il 18 febbraio scorso e protocollata con numero 3003. Il documento, che sul sito ufficiale del Consiglio provinciale figura nello stato «pronta per trattazione», con richiesta di risposta scritta, riporta l'oggetto «Incarico di consulenza presso il Centro S. Chiara di Trento», ed è rivolto al presidente della giunta provinciale Ugo Rossi. Di che si tratta? Vediamo...


«Ci giunge notizia - scrive Fugatti - che un direttore alla soglia del pensionamento sarebbe stato investito di un incarico presso il centro S.Chiara di Trento». Il riferimento, ancorché sfumato dall'uso delle iniziali (M.B.), è piuttosto chiaro. Il «direttore alla soglia del pensionamento» in questione è, evidentemente, Marco Bernardi, storico direttore del Teatro Stabile di Bolzano. Bernardi, che sta per lasciare Bolzano, è stato recentemente nominato consulente artistico (a 20mila euro lordi l'anno) per le prossime tre stagioni di prosa del Centro culturale S.Chiara.


La decisione del cda dell'ente, evidentemente, non ha convinto Fugatti, che nella sua interrogazione pone tre domande secche:
1. «Se corrisponde al vero che al direttore artistico del teatro stabile di Bolzano sarebbe stato affidato un incarico presso il centro S.Chiara di Trento»;
2. «Nel caso di risposta affermativa al quesito 1., quali competenze e criteri hanno spinto alla sua scelta e chi lo ha voluto come collaboratore»;
3. «Quale sarà il suo incarico, nel caso, presso il centro S.Chiara di Trento e quale la rendita dello stesso dal punto di vista pecuniario».


Niente di anormale, dunque. Il problema è nella premessa. Prima di esplicitare le sue richieste, infatti, il consigliere Fugatti annota che, pur «non volendo in alcun modo ledere la figura di M.B., né tanto meno la sua preparazione e capacità, ci sembra comunque doveroso presentare tale atto ispettivo visto che parrebbe alquanto strano che un direttore artistico venga rivestito di una consulenza all'interno dell'ambito sanitario». Eccole lì, le due paroline che non fanno tornare i conti. Di quale «ambito sanitario» si parla? Che tipo di «ambito sanitario» ha in mente l'esponente leghista? Difficile da capire. Forse Bernardi è stato chiamato per occuparsi della salute degli attori che calcheranno il palcoscentico del S. Chiara? Forse dovrà occuparsi dell'applicazione della legge 626 nell'ambito dei teatri gestiti dall'ente trentino? No, non torna. A meno che...
A meno che il consigliere Fugatti non abbia confuso il Centro culturale S. Chiara con l'ospedale S. Chiara! Questo spiegherebbe il suo stupore. Chi mai, infatti, affiderebbe a un regista teatrale, per quanto quotato, una consulenza ospedaliera (fatto salvo l'«ambito teatrale» dell'intrattenimento dei pazienti lungodegenti)?
Il dubbio, per restare in tema, è amletico, e non resta che interrogare chi di dovere per risolvere il mistero.

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