La piana delle Viote  e il grande parcheggio

I larici incendiati dall'autunno e, sotto, nella più bella piana di montagna del Trentino, il piatto delle Viote, le due grandi lingue d'asfalto. Il parcheggio di cui nemmeno gli operatori turistici avvertivano la necessità. E che, dopo 50 anni dal tentato assalto della Sice a questa splendida montagna della città di Trento, le ha finalmente inferto un colpo devastante. Il parcheggio è pronto ormai, con tanto di asfalto. Un'esagerazione di asfalto in un'area che è in attesa di diventare il Parco comunale del Bondone, accanto alla Riserva Naturale delle Tre Cime RENZO M. GROSSELLI

parcheggio vioteI larici incendiati dall'autunno e, sotto, nella più bella piana di montagna del Trentino, il piatto delle Viote, le due grandi lingue d'asfalto. Il parcheggio di cui nemmeno gli operatori turistici avvertivano la necessità. E che, dopo 50 anni dal tentato assalto della Sice a questa splendida montagna della città di Trento, le ha finalmente inferto un colpo devastante. Il parcheggio è pronto ormai, con tanto di asfalto. Un'esagerazione di asfalto in un'area che è in attesa di diventare il Parco comunale del Bondone, accanto alla Riserva Naturale delle Tre Cime. L'asfalto, preceduto dal riporto di centinaia di tonnellate di scarti di porfido, proprio sulla collina morenica e appena a monte della torbiera. Quest'ultima, una zona umida in cui vegeta, unico luogo in Italia, la Drosera Rotundifolia una pianta carnivora. Ma non solo di questo si tratta.

Le Viote sono e sono sempre state un piatto verde su cui vigilano il Cornet, il Dos d'Abramo e la Cima Verde: prati e qualche conifera, con un orto botanico prima, poi anche diverse casette in legno per l'attività del fondo. Il resto è natura, che i trentini del capoluogo amano e usano con concircospezione: per il fondo all'inverno ma tanto anche all'estate per quei focolari in cui mettono a cuocere braciole e pasta di lucaniche. E la polenta. Poi, le salite sul Cornet o, per i più forti, sulle Tre Cime. Ci aveva provato la speculazione negli anni ‘60 a fare delle Viote qualcosa di simile al Tonale. E fu fermata. Poi, un decennio dopo, la strada che da Trento porta alla Valle dei Laghi. Ora un enorme parcheggio, centinaia e centinaia di metri quadrati di asfalto voluti dal Comune di Trento. Per cosa? Hermann Gius gestisce la «Capanna» alle Viote, creata per rifoccillare i fondisti. Il suo inizio, trattandosi di operatore economico, non è contundente: «Commenti negativi non ne faccio. I lavori sono stati fatti bene». D'accordo, ma serviva tutto quell'asfalto in mezzo alle Viote? «Noi non ne sentivamo la necessità. In inverno capita, ma solo per 4-5 domeniche l'anno, che la Piana si riempia di macchine, specie lungo il ciglio della strada». Per 4-5 domeniche l'anno.

E, attenzione, su alle Rocce Rosse, sopra la Piana, fuori dal colpo d'occhio che abbraccia le Viote, c'è già un parcheggio che poteva essere ingrandito, magari portato a due o tre livelli. Gius comunque non è spaventato dall'asfalto: «Lo hanno fatto dall'altra parte della strada, è incassato, l'impatto ambientale è stato ridotto. Poi, il progetto prevede di spostare tutti i servizi lì. Quindi a fronte di uno svantaggio potrebbe poi esserci un vantaggio». Da uomo d'economia, peraltro, Gius fa un'altra osservazione: «Il sistema di pagamento del parcheggio, piuttosto, va discusso. Dicono che costerà un euro l'ora: vuol dire allontanare il turista e soprattutto quelli del posto». Lino Nicolussi ha 82 anni e al Vason ha un negozio di articoli sportivi, dove si affittano anche sci. «Io dove c'è quel parcheggio - dice - a 12 anni andavo a pascolare le pecore». Che ne dice? «I lavori vanno fatti, anche i parcheggi. Ma dipende come e dove. Lì non doveva essere fatto. C'è un orto botanico, un problema di acque che defluiscono. Il regio esercito austroungarico ha realizzato una strada per portare alle Viote le caserme. Ma l'Austria ha rispettato la Piana. Poi invece... La Sice ha spaccato tutto negli anni ‘60, le stradelle, gli sbancamenti per le ville sul Gròtol e sul Dos del Bereta la strada. Volevano anche abbattere il fortino ma vennero i carabinieri e li portarono in caserma».

Poi parla di Lavachel, Boca del Vajon e Dos Merdarèla. Nato a Sardagna da 60 anni vive sul Vason. «Quella zona è Palude del Bondon». Dove l'avrebbe fatto il parcheggio? «Alle Rocce Rosse, su due piani. O alle Polveriere, là già c'erano i due o tre piani». Che ne pensa, ora, di tutto quell'asfalto? «Hanno preso il più facile, lo hanno reso più difficile, attraverso l'inutile». Infine Alberto Barbieri del Montana, di una famiglia di albergatori che da decenni combatte una battaglia compatibile sul Bondone. «Prima di giudicare aspetto che il cantiere sia chiuso. Un cantiere aperto è sempre una ferita». Un parcheggio di quelle dimensioni nel cuore della più bella cartolina del Bondone? «Non sono sicuro che servissero quelle dimensioni. L'utilizzo è diradato nell'anno ma il parcheggio rimane lì 360 giorni. Se quei 2 milioni di euro fossero stati usati per la valorizzazione delle Viote, forse si poteva fare di meglio. Magari senza parcheggio».

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