Monica Lenzi: «Il silenzio dopo troppe cerimonie»

Ad un mese dalla scomparsa del papà, Giovanni Battista Lenzi, Monica Lenzi appare meno tesa anche se la sofferenza le sta sempre negli occhi. Domani alle 18.00 nella chiesetta di Samone la messa in suffragio. Chi ha mancato in questo dolore, Monica ce lo dice incominciando prima a ricordare chi c'è stato davvero

GILMOZZI LENZISAMONE - «Voglio ringraziare di cuore - spiega Monica Lenzi - la Farnesina, la professionalità degli organi istituzionali, la Questura di Trento. Hanno fatto tutti il loro lavoro con "modo"». I contatti con l'Air France? «È la terza lettera raccomandata che riceviamo. Ci hanno informati sull'agente italiano della compagnia assicurativa AXA, il nome dell'avvocato che curerà la pratica e chiedono qual'è la nostra situazione economica. Noi siamo tutti indipendenti ma nella sciagura ci sarà sicuramente più di qualcuno che avrà serie difficoltà a tirare avanti». E le tue difficoltà Monica, quelle di tua mamma e di tutta la famiglia quali sono state? «Un eccesso di cerimoniosità. Un atteggiamento adottato in realtà da chi papà non lo conosceva affatto. C'è chi ha approfittato per occupare la "prima fila". Tra "tutti", pochi hanno saputo distinguersi». Di silenzio un pochino ne è arrivato. «Ne avevamo tutti bisogno. Anche se mi è capitato più di una volta che a parlare fossero le memorie ritrovate negli uffici della pubblica amministrazione, nei consorzi. Nei ricordi che ci arrivano per lettera, dopo i telegrammi di condoglianze, lettere vere e proprie. A scriverci il rettore dell'Università della Tuscia, il responsabile del CNR su in Brocon e le tante persone che non hanno cariche ma semplicemente hanno conosciuto papà. Ci scrivono della loro disponibilità ad aiutarci se intendessimo realizzare dei progetti. Ma è ancora troppo presto per pensarci». La scuola primaria da intitolare a Gianni Lenzi però è un progetto già in fieri. «La proposta è passata al consiglio di istituto, al consiglio comunale. Poi sarà la volta del Servizio Toponomastica con deroga al ministero di competenza perché non sono trascorsi 10 anni dalla scomparsa della persona a cui si intende intitolare un manufatto». Le maestre che chiamano ancora Gianni Lenzi "il sindaco", il paese di Samone, e il Brasile. «Mamma ha devoluto tutte le offerte raccolte al Circolo dei Trentini nel mondo di Rio dos Cedros. Non avevano nemmeno un soldo per tirare avanti. Papà diceva sempre che è la cultura che dobbiamo esportare laggiù». Una cultura che se non è fatta di titoli accademici si fa con l'esperienza. E la si valuta con intuizioni che diventano insegnamenti. Giovanni Battista Lenzi di questa cultura ha fatto tesoro.
Nicoletta Brandalise

comments powered by Disqus