Immigrati, rimesse in crescita Nel 2017 quasi 34 milioni di euro

di Angelo Conte

Le rimesse degli immigrati che lavorano in Trentino verso i Paesi di origine continuano a crescere, in controtendenza rispetto a quanto accade nel resto d’Italia. Nel 2017, secondo i dati della Banca d’Italia, infatti, il flusso di risorse inviate verso le famiglie di origine e le persone care ancora residenti all’estero ha sfiorato i 34 milioni di euro, con una crescita costante nel tempo: sul 2007 quando il flusso era di 25 milioni di euro si tratta di quasi il 40% in più. Anche sul 2016 si segnala una crescita a differenza della tendenza nazionale: il 2017 ha fatto segnare un incremento di circa 600.000 euro rispetto ai 33 milioni di euro del 2016. Un aumento di poco meno del 2% che contrasta con il calo dell’1% circa registrato in Italia nel 2017 dove le rimesse sono scese a poco più di 5 miliardi di euro.



Tra le ragioni della performance migliore in Trentino rispetto all’Italia, spiegano dalla Fondazione Leone Moressa, il fatto che in provincia anche gli stranieri beneficino di una condizione del mercato del lavoro mediamente migliore rispetto al resto del Paese, sia in termine di occupazioni stabili sia per quanto riguarda la regolarità delle retribuzioni.

Se si analizzano più in dettaglio le nazionalità ai primi posti della classifica delle rimesse per valore assoluto, a svettare è la Romania, in linea con la distribuzione di nazionalità tra gli stranieri in Trentino. A fine 2017, infatti, tra i 46.929 stranieri residenti (8,7% della popolazione), quasi uno su cinque era rumeno (10.323 pari al 22%), nazionalità seguita dall’Albania (5.580 residenti pari all’11,9%), Marocco (3.736, 8%), Pakistan (2.774 e 5,9%) e Ucraina (2.573 e 5,5%). E tra le prime sei nazionalità per entità delle rimesse troviamo appunto i gruppi più consistenti: dopo la Romania c’è il Marocco, il Pakistan e, con la sola eccezione del Senegal (quarto), Ucraina e Albania. Seguono Colombia, India, Moldavia e Bangladesh.

Dalla Fondazione Moressa arriva una critica alla tassa sul trasferimento di denaro verso i Paesi extra Ue in vigore dal primo gennaio di quest’anno e pari all’1,5% degli importi sopra i 10 euro. «La decisione italiana di introdurre una tassa dell’1,5% sulle rimesse verso l’estero va in direzione opposta rispetto agli impegni internazionali, volti a ridurre il costo per le transazioni finanziarie verso l’estero effettuate da persone fisiche. In Italia il costo medio per l’invio delle rimesse è oggi del 6,2%». La nuova tassa comporterà una spesa aggiuntiva di ulteriori 62 milioni di euro a livello nazionale e di circa 50 mila euro a livello provinciale spiegano dalla Fondazione.

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