Buste paga: l'Alto Adige «straccia» il Trentino Salari più pesanti anche di 4mila euro l'anno

di Valentina Leone

Non è solo una questione di divario salariale. Nel confronto tra il Trentino e altre realtà limitrofe la nostra provincia mostra infatti anche altre differenze, in negativo, che inducono a una riflessione. A dirlo sono i dati resi noti dall’Osservatorio sui lavoratori dipendenti nel settore privato dell’Inps e presentati ieri a palazzo Geremia in un incontro organizzato dalla Uil del Trentino, dal titolo «Salari e stipendi, una comparazione tra il Trentino - Alto Adige e il Nord - Est. Come recuperare il terreno perduto?».

Se le cifre sul gap salariale tra le tre aree considerate parlano di uno stipendio medio dei lavoratori trentini passato da 1.602 euro lordi mensili a 1.574 euro, c’è anche un altro dato emblematico: rispetto all’Alto Adige, i giovani trentini entrano più tardi nel mercato del lavoro. Lo stesso dicasi per gli stipendi: i coetanei altoatesini raggiungono molto più rapidamente livelli retributivi maggiori. Le tabelle Innp illustrate ieri dal direttore regionale Marco Zanotelli parlano chiaro: fino ai 19 anni, il Trentino vede poco più di 5.000 lavoratori assunti, a fronte degli oltre 8.000 dell’Alto Adige. Con una retribuzione che, complice il numero maggiore di giorni lavorativi pagati in provincia di Bolzano, varia notevolmente: sempre considerando la fascia fino ai 19, il gap retributivo è di quasi 3.000 euro.

Nella successiva, 20-24 anni, il differenziale sale a oltre 4.000 euro. «Per certi versi non è una novità - spiega Zanotelli - perché Bolzano ha sempre avuto stipendi un po’ più alti. Il punto di domanda è sull’ingresso nel mercato del lavoro: una prima risposta può essere l’efficiente sistema di formazione - lavoro». Gianni Tomasi, segretario della Uil Trento, passa al setaccio le retribuzioni legate alle attività economiche. Due le categorie prese a esempio: «Cave e miniere vedono uno scarto del 20%: pareggiando le giornate lavorate, in Trentino si guadagna meno. Lo stesso dicasi per il settore alberghiero e della ristorazione: in Alto Adige si guadagna il 23% in più».
Sia il Trentino che l’Alto Adige, inoltre, confermano un trend ormai purtroppo consolidato a livello nazionale, ossia l’elevato divario salariale tra uomini e donne.

I dati delle due province sono in linea con quelli di Nord-est e Italia e vedono, in Trentino, una retribuzione media di 24.612 euro per gli uomini e di 15.422 euro per le donne. Varia anche il numero di giornate di lavoro retribuite: 247 per gli uomini, 225 per le donne. Lo stesso dicasi per l’Alto Adige: poco più di 27.000 euro annui per gli uomini, appena al di sopra dei 17.000 quella delle donne. Va poi abbinato anche il dato sui contratti part time nell’anno: sono 39.967 le donne che hanno avuto un rapporto di lavoro part-time, contro 14.571 uomini. Cifre analoghe in Alto Adige: 39.748 donne hanno lavorato part-time, 14.516 gli uomini.

«Bisogna sicuramente partire da questi dati, e poi completare con altri fattori di arricchimento», spiega Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza Inps. «Anche perché credo che limitarci a categorie come donne, giovani, stranieri sia una semplificazione che non aiuta: ci sono almeno 3/4 “Italie”, con un centro-nord che va sicuramente a velocità diversa rispetto ad altre regioni limitrofe».

«Non mi stupisco di questi dati - commenta Zanotelli - ma emerge comunque come l’Alto Adige sia un altro sistema, più proiettato verso la Germania e l’Austria, mentre il Trentino ha dati in linea con il resto d’Italia».

Walter Alotti, segretario della Uil del Trentino, rilancia: «Potrebbero essere tre i fronti su cui lavorare: intanto incentivare la contrattazione territoriale. Poi spingere su università e formazione, per legarci al tema di una maggiore specializzazione. E, infine, avere un turismo e un’agricoltura più di livello».

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