Vignaioli: «Alleanza con le cantine sociali»

Il Barolo di La Morra, Cuneo, sarà l'ospite d'onore oggi alla festa dei vignaioli del Trentino (#SiamoVignaioli) a Palazzo Roccabruna a Trento. «La Morra indica una via da seguire» dice Lorenzo Cesconi , presidente dei vignaioli trentini, 65 aziende associate che rappresentano circa il 5% della produzione provinciale. Sono i numeri a spiegare perché i vignaioli del Trentino sia stati folgorati sulla via della Langhe. «La Morra» spiega Cesconi «conta 2.800 abitanti, è un piccolo borgo che però vede oggi la presenza di 72 cantine, quando nel 1973 erano meno di 15, di 15 ristoranti di cui uno stellato, 27 attività ricettive, 30 attività commerciali. È un intero tessuto economico e sociale che ruota attorno al vino e alle piccole aziende artigianali, con un turismo enograstronomico internazionale e di qualità. E con prezzi del vino e attività ricettive che si collocano nella fascia medio alta. A La Morra, paese collinare che fiancheggia Barolo, abbiamo visto il Trentino del vino che vorremmo».
Non è casuale la presa di posizione del presidente dei vignaioli. «In questa fase complessa» dice Cesconi «con le dimissioni del presidente del Consorzio Vini Lutterotti, con la rivoluzione ai vertici di Cavit e nell'attesa della nomina del nuovo assessore provinciale all'agricoltura, crediamo sia necessario che tutti gli attori del comparto mettano sul piatto idee, riflessioni, strategie: in ballo c'è il futuro del sistema vitivinicolo trentino, di centinaia di imprese, di migliaia di addetti». Nessun spirito polemico, da parte dei vignaioli, nel ribadire concetti come identità, reputazione, qualità e riconoscibilità internazione del territorio. Ma la consapevolezza che da parte della Provincia, da oltre vent'anni, manca una regia. Il Trentino ha circa 11 mila m² di superficie vitata, il Veneto ne ha chiesto di metterne a vigneto altri 10 mila lo scorso. Sulla quantità non c'è gara. «Dobbiamo cambiare strada» dice Cesconi «il modello della produzione di massa, della quantità a basso costo dà reddito ora, ma non ha futuro, e il divario con l'Alto Adige è sempre più alto». La proposta? «È necessario un nuovo ruolo della cooperazione, innovativo e coraggioso, per andare in modo deciso verso la transizione biologica e, soprattutto» aggiunge Cesconi «ci dev'essere una stretta collaborazione e sinergia tra cantine sociali, autonome e forti, e vignaioli».

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