Frutta e verdura nel sacchetto. Denuncia del Codacons. «Ecco chi ci guadagna»

Entra ufficialmente in vigore la «tassa sulla spesa». Le borse per contenere fruttta e verdura, messi a disposizione nei supermercati, diventano a pagamento.

Il Codacons raccoglie il malcontento dei cittadini/consumatori: «Si tratta di un balzello inutile che non ha nulla a che vedere con l’ambiente e con la lotta al consumo di plastica. Al contrario la misura è una vera e propria tassa introdotta dal Governo che peserà in modo non indifferente sui consumatori, determinando nuovi aggravi a loro carico».

Il provvedimento determinerà un aggravio di spesa che potrà raggiungere i 50 euro annui a famiglia, laddove il costo degli shopper avrebbe dovuto essere interamente a carico dei supermercati e dell’industria.

«Vergogna italiana», commenta l’associazione consumatori. Una polemica che diventa anche politica perché, come denunciato da Affari Italiani, a guadagnarci c’è qualcuno, con nome e cognome.

«Per capire chi in queste ore sorride al pensiero dei sacchetti a pagamento bisogna mettere insieme alcuni fatti, qualche sospetto e un numero impressionante di coincidenze - si legge - . Che hanno una data d’inizio: 3 agosto 2017. È il giorno in cui viene approvato in commissione, con voto compatto del gruppo del Pd, l’emendamento che introduce il balzello. In pieno clima di ferie il Parlamento sente l’esigenza di accelerare la norma infilandola in una legge che c’ entra ben poco, il Dl Mezzogiorno.

Gli unici ad applaudire pubblicamente la norma, scrive il Giornale, sono i vertici di Assobioplastiche, il cui presidente, Marco Versari, è stato portavoce del maggiore player del settore, la Novamont, già nota per aver inventato i sacchetti di MaterBi, il materiale biodegradabile a base di mais.

(...) L’amministratore delegato è Catia Bastioli, una capace manager che ha incrociato più volte la strada del Pd e di Renzi. Nel 2011 partecipa come oratore alla seconda edizione della Leopolda, quella in cui esplode il fenomeno Renzi. Molti degli ospiti di quell’ evento oggi occupano poltrone di nomina politica.

(...) L’azienda che guida è l’ unica italiana che produce il materiale per produrre i sacchetti bio e detiene l’ 80% di un mercato che, dopo la legge, fa gola: inizialmente i sacchetti saranno venduti in media a due centesimi l’ uno. Le stime dicono che ne consumiamo ogni anno 20 miliardi. Potenzialmente dunque, è un business da 400 milioni di euro l’ anno».

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