Rurali, cura dimagrante con 130 prepensionamenti

di Francesco Terreri

Oggi è in calendario l’incontro della delegazione sindacale delle Casse rurali che dovrebbe prendere la decisione definitiva sul Focc, il Fondo per l’occupazione previsto dall’accordo con la Fabi, il sindacato più rappresentativo tra i bancari coop trentini. Il Fondo per il sostegno dei livelli occupazionali e della mobilità del personale delle Casse rurali e l’ente bilaterale Ebicre che lo gestirà sono sempre più urgenti. Quindici Rurali sono infatti pronte con i piani di ristrutturazione, necessari sia per i processi di fusione che per la razionalizzazione dei costi, per un totale di circa 130 esuberi, che con il Fondo dovrebbero diventare 130 prepensionamenti su un totale di 2.900 dipendenti del credito cooperativo trentino.

La stessa questione è all’attenzione del cda e del nuovo presidente della Federazione della Cooperazione Mauro Fezzi, anche perché ad una ristrutturazione analoga è interessata Federcoop, dove si applica il contratto dei bancari. Il quadro non è ancora definito e dipende dal procedere della riforma del credito cooperativo e della costituzione dei gruppi bancari, ma sulla base della contrazione delle risorse è stata già indicata una prima stima di una ventina di esuberi nel personale. Anch’essi dovrebbero essere gestiti attraverso l’accompagnamento alla pensione dei dipendenti con maggiore anzianità lavorativa.

Per quanto riguarda Cassa Centrale Banca e gli enti collegati come Phoenix Informatica Bancaria, per un totale di oltre 700 dipendenti, in prima battuta non si parla di esuberi e prepensionamenti, ma la costituzione del gruppo bancario nazionale porterà ad una rivoluzione degli assetti organizzativi e delle competenze con spostamenti di personale e ingresso di nuove figure. Al meeting di Verona il direttore generale di Cassa Centrale Mario Sartori ha parlato di un tavolo sugli esuberi con i sindacati.

La delegazione sindacale oggi potrebbe tuttavia decidere che il varo definitivo del Fondo occupazione richiede l’approvazione di un’assemblea di tutte le Casse rurali. Il Fondo prevede una contribuzione di 2.000 euro per dipendente, in parte a carico della banca, in parte dei lavoratori, per un totale di circa 6 milioni di euro l’anno, 30 milioni nei cinque anni di durata stabiliti, anche di più se si considerano le eventuali contribuzioni aggiuntive previste.

«Proprio perché è uno strumento territoriale, trentino, possiamo tarare le risorse in base al fabbisogno - spiega Domenico Mazzucchi, coordinatore provinciale della Fabi - Se arriverà il via libera delle Casse rurali, la settimana prossima il nostro direttivo nominerà i componenti nell’ente bilaterale e l’operatività del Fondo occupazione potrà essere avviata. Procedure di ristruttuazione sono previste già in quindici Casse rurali e quindi, a partire dal nuovo anno, il Fondo diventa necessario. Ci giochiamo la credibilità del sistema trentino».

Gli altri sindacati vorrebbero che si aspettasse il Fondo nazionale. «La trattativa nazionale è completamente bloccata. Di fronte alle urgenze non si può aspettare Roma».

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