Trento Rise e Provincia, ecco i dubbi di Bruxelles

di Domenico Sartori

Quale sia la nuova governance che il presidente della Provincia, Ugo Rossi , ha in mente per Trento Rise non è dato sapere. È però chiaro, lette le linee direttive adottate lo scorso luglio, che la Provincia, data la quantità di finanziamenti che ha garantito e s'è impegnata a garantire per il futuro, voglia avere più voce in capitolo nell'associazione (tale è Trento Rise) costituita nel dicembre 2010 tra la Fondazione Bruno Kessler e l'Università di Trento, considerandola di fatto alla stregua di un ente funzionale. Che non è.

Intanto, però, il finanziatore Provincia è chiamato a dare solide spiegazioni alla Direzione generale Mercato interno e servizi della Commissione europea, che ha chiesto chiarimenti, come anticipato da l'Adige, sulla procedura di pre-commercial procurement relativo alla «Piattaforma ICT a supporto di un modello di integrazione di servizi socioassistenziali, erogata in forma orchestrata».

La Commissione europea ha chiesto, come prassi, chiarezza al Dipartimento per le politiche europee - Struttura di missione per le procedure di infrazione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. E la responsabile del Dipartimento governativo, Diana Agosti , ha subito «girato» alla Provincia la richiesta della Ce, datata 18 novembre.

Sono due le valutazioni critiche relative al bando del PCP (Pre Commercial Procurement, ovvero appalto precommerciale) in questione, il cui progetto corrisponde a 5 milioni di euro e che è stato assegnato nella prima fase a quattro cordate: iCare (Deloitte, Keyne), Gpi Conit, Engineering, RTI Business & Dedalus, Nomisma, Trilogis, soggetti privati cui è chiesta una compartecipazione al 50% dei costi di realizzazione del Punto unico di accesso, cioè della piattaforma Ict di integrazione dei servizi socioassistenziali. In primo luogo, la Ce è come chiedesse: «Che c'azzecca» con la ricerca e lo sviluppo cui è chiamata ad occuparsi Trento Rise? Testualmente: «In base ad un'analisi preliminare dei documenti di gara, la procedura in questione non sembra riguardare servizi di ricerca e sviluppo», piuttosto rientra nella «categoria dei servizi informatici», relativi a consulenza, sviluppo di software, Internet e supporto.

Si dà infatti il caso che solo i servizi di ricerca e sviluppo «possono essere oggetto di procedure di pre-commercial procurement», allo scopo di «promuovere l'innovazione per garantire servizi pubblici sostenibili e di elevata qualità in Europa». Conseguenza: si sarebbe dovuta seguire, e non è stato fatto, la direttiva in materia di appalti di servizi, con «obbligo di pubblicazione del bando di gara sulla gazzetta ufficiale dell'UE».

Seconda, possibile violazione delle regole e dei principi di non discriminazione e parità di trattamento degli offerenti è, inserita nelle norme di partecipazione alla gara, la previsione dell'«obbligo per i concorrenti di attivare un centro di ricerca localizzato all'interno o in prossimità della struttura di Trento Rise, e di mantenerlo operativo per tutta la durata del progetto». Un obbligo «non sufficientemente giustificato, in quanto la fornitura di servizi informatici può facilmente essere eseguita a distanza». La Provincia dovrà fornire chiarezza punto su punto entro il 20 gennaio prossimo.

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