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L’allarme del Soccorso alpino di Pergine e Levico: «In montagna tanti inesperti, colpa della rete»

Il lavoro per 52 soccorritori che coprono l'Alta Valsugana è cresciuto molto. Quasi il 50% degli interventi è dovuto a cadute e scivolate. Gli esperti: «C’è chi guarda video di escursioni su internet, ma non si documenta sulle condizioni meteorologiche, né sulla fattibilità del percorso»

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di Luigi Oss Papot

LEVICO. Due diverse stazioni per due ambiti territoriali differenti, ma comuni intenti e collaborazione: le stazioni del Soccorso alpino di Pergine e Levico, che da sole con poco più di una cinquantina di operatori coprono praticamente tutto il territorio dell'Alta Valsugana, hanno dati sull'interventistica che si equivalgono, così come le considerazioni dei due capitazione. Sia Roberto Fontanari (per Pergine) che Giorgio Cordin (per Levico) hanno notato negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, con una sorta di "riscoperta" della montagna, che ha portato di conseguenza ad un aumento degli interventi anche a causa dell'inesperienza delle persone.

Andando con ordine, la stazione di Pergine conta 31 soccorritori (tra cui un'unità cinofila, 4 tecnici forristi di cui un'istruttore, 3 sanitari): nel 2023 ha prestato soccorso a 43 persone in 38 interventi. Di questi, 5 sono stati per ricerche di persone disperse, 1 valanga, 1 incidente stradale. Delle 43 persone soccorse, 16 erano illese, 25 ferite più o meno gravi, 2 quelle decedute. Fra i principali motivi degli interventi, il 42% è da ricondurre a cadute o scivolate (18 persone soccorse), il 14% per malori (6 persone soccorse) e il 14% per perdita d'orientamento (6 persone soccorse), principalmente in ambiente montano (19 in ambito d'escursionismo, 6 di scialpinismo), ma poi anche in attività di raccolta funghi, caccia, alpeggio, mountain bike.

La stazione di Levico (che come territorio di competenza copre, oltre che Levico, anche i Comuni di Calceranica, Caldonazzo, Tenna e Altopiano della Vigolana) conta 21 operatori (più 1 socio collaboratore e 3 giovani), tra i quali 4 tecnici di soccorso alpino, 1 tecnico di ricerca e 1 coordinatore delle operazioni di ricerca. Nel 2023 ha prestato soccorso a 42 persone in 37 interventi, di cui 10 per ricerca di persone disperse e 1 valanga. Delle 42 persone soccorse, 18 erano illese, 19 ferite più o meno gravemente, 5 quelle decedute. Fra i principali motivi degli interventi, il 45% è da ricondurre a cadute o scivolate (19 persone soccorse) e il 14% per perdita d'orientamento (6 persone soccorse). Anche per Levico, gli interventi si sono sviluppati principalmente in ambiente montano: 21 persone sono state soccorse durante escursionismo, 6 durante attività di scialpinismo, 4 durante incidenti di auto o moto, 4 per parapendio o deltaplano, 2 in mountain bike.

«Io sono capostazione da 4 anni - spiega Giorgio Cordin di Levico - ed ho notato un aumento degli interventi negli ultimi anni, soprattutto dopo il Covid. Di base si nota una generale impreparazione delle persone che soccorriamo. C'è gente che guarda video di escursioni sul web, ma poi non si documenta a dovere sulle vere condizioni meteo che sulla fattibilità del percorso».

Vista l'estensione di territorio, la stazione levicense ha deciso di distribuire i mezzi nei vari comuni coinvolti per garantire un'ancora più rapido intervento (1 a Levico, 1 a Caldonazzo ed 1 a Vigolo Vattaro), compreso l'ultimo acquisto, un furgone 4x4 adibito a trasporto della barella per arrivare dove l'ambulanza non arriva. Un mezzo, questo, che sarà a servizio anche di Pergine in caso di bisogno: «Con la stazione di Levico andiamo molto d'accordo - spiega Roberto Fontanari - c'è collaborazione, è fondamentale puntare in questa direzione. Il territorio sul quale agiamo presenta poi, per la sua conformazione, sia aspetti climatici diversi che scenari diversi con varie difficoltà, ma tutti comunque facilmente raggiungibili. Ciò ovviamente incide anche sull'interventistica che siamo chiamati ad effettuare».

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