Impianto a biomasse a Novaledo: comitati all'attacco

Si riparlerà del progetto di ampliamento dello stabilimento di produzione dell’azienda Menz&Gasser, domani, sabato, alle 10.30, nella sala della Canonica della iarrocchia di Cristo Re, in via Bresadola 10, a Trento, con il Gruppo di salute pubblica di Novaledo con la partecipazione di Valsugana Attiva.

Le due realtà organizzate hanno invitato la stampa per nuove comunicazioni sul contestato impianto termico a biomasse previsto dall’impresa.

Ecco la nota diffusa dai promotori dell’incontro:«Dopo la “cerimonia” ufficiale di presentazione del progetto di ampliamento dello stabilimento di Novaledo, lunedì scorso, alla presenza del vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi e del presidente di Trentino Sviluppo Flavio Tosi, il Comitato di salute pubblica di Novaledo sente la necessità di puntualizzare e chiarire quanto in quel frangente si è tenuto nascosto: e cioè che quel progetto di ampliamento porterà ad un deciso peggioramento delle condizioni ambientali, dell’aria in particolare, di un’area che va da Levico Terme a Borgo Valsugana.

Infatti, sulla base di quel piano di sviluppo, attraverso la creazione di una nuova società, Novaledo Energia, la Menz&Gasser realizzerà un bruciatore (impianto di produzione di energia elettrica a biomassa), dismettendo quello attualmente attivo che funziona a metano.
Un impianto che farà crescere accanto ai gioielli del comparto turistico locale, laghi, terme, pista ciclabile, una ciminiera che raggiungerà l’altezza di 20 metri dal suolo.

Che brucerà 600 quintali di materiale legnoso ed erboso per 333 giorni l’anno.

La dismissione dell’impianto a metano, le cui emissioni sono molto meno nocive per la salute della popolazione, è dovuta a calcoli economici, per accedere ai contributi pubblici, prelevati comunque dalle bollette pagate dai cittadini.
Tra l’altro in Valsugana, come invece è avvenuto altrove (vedi Primiero), la creazione del nuovo bruciatore non porterà alla attivazione di forme di teleriscaldamento, forzando quindi la chiusura di centinaia di impianti familiari di riscaldamento a gasolio.

La ragione di questo cambio da impianto meno inquinante a uno più inquinante, è essenzialmente il business. Anche se è ormai risaputo, come scrive l’oncologo Giuseppe Serravazza che «le centrali a biomasse comportano emissioni di gas inquinanti, con differenti sostanze cancerogene come ossidi di carbonio e di azoto, idrocarburi aromatici, formaldeide e metalli pesanti».

Nella loro passeggiata promozionale a Novaledo Matthias Gasser e Alessandro Olivi hanno sciorinato dati economici, alcuni dei quali, quelli sulla nuova occupazione, dimostrabili solo ex post, ma non hanno illustrato alla popolazione i possibili effetti sulla salute del nuovo progetto «bruciatore».

Chi rappresenta l’ente pubblico dovrebbe prendere in considerazione che l’aumento di parametri economici, Pil o livelli di occupazione, non deve prevedere per il futuro costi pesanti e certi. Come quelli che riguardano la salute e saranno sofferti dalla popolazione ma anche dalla stessa Provincia, attraverso le prestazioni dell’Azienda Sanitaria.

"Bruciate biomasse per produrre elettricità (nel nostro caso in gran parte da vendere sul mercato, ndr) - ha scritto il direttore del servizio chimica ambientale dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova, Federico Valerio - è la peggiore scelta che possiamo fare, se si vuole mantenere buona la qualità dell’aria che respiriamo».

Alla conferenza stampa parleranno due rappresentanti del Gruppo di salute pubblica e di Valsugana Attiva che illustreranno i contenuti del «progetto bruciatore» e il suo inserimento in un tratto di Valsugana votato al turismo e già piagato da precedenti interventi ambientali disastrosi come la discarica di Monte Zaccon, il biocompostaggio di Campiello, le emissioni delle Acciaierie di Borgo Valsugana. A cui si aggiunge la presenza della superstrada della Valsugana su cui transitano giornalmente quasi 19.000 mezzi, di cui circa 3.200 di grandi dimensioni».

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