Giobbe Covatta diventa Ciro Alighieri

Il reading di Giobbe Covatta che si terrà stasera al Teatro comunale alle 20.45 si preannuncia davvero di una sottile ironia.
Covatta infatti farà una lettura de l’Inferno tratto dalla Divina Commedia, ma di Ciro Alighieri, cugino di Dante. Non a caso lo spettacolo di Covatta si intitola «La Divina Commediola».

Covatta immagina che Dante Alighieri avesse un cugino di nome Ciro, nativo di Castellammare di Stabia, il quale scrisse anche lui un poema, proprio come il Dante nazionale. Il poema di Ciro Alighieri è una versione «apocrifa», in particolare l’Inferno ritrovato in una discarica.
Giobbe Covatta ha deciso di trasformare il manoscritto in un monologo teatrale intitolato «La Divina Commediola».

Un artificio usato da sempre da molti narratori, che tuttavia permette di raccontare e in questo modo di farsi beffe anche dell’originale. L’idioma utilizzato non è certo derivato dal volgare toscano ma è senz’altro più affine alla poesia napoletana. Ciro Alighieri, racconta Covatta ha immaginato l’Inferno come luogo di eterna detenzione non per i peccatori ma per le loro vittime. E non poteva trovare diversa soluzione in quanto le vittime sono i bambini ovvero i più deboli, coloro che non hanno ancora cognizione dei loro diritti e non hanno possibilità di difendersi.

Così mentre resterà impunito chi ha colpito con le sue nefande azioni dei piccoli innocenti del terzo mondo, il Virgilio immaginato dall’antico poeta lo accompagnerà per bolge popolate da bambini depauperati per sempre di un loro diritto, di qualcosa che nessuno potrà mai restituirgli. Giobbe Covatta dunque lancia un grido per i diritti dei minori, e lo fa alternando momenti di denuncia che scavano profondi solchi nelle coscienze, a momenti di divertimento nei quali la sua verve comica trascina il pubblico. Biglietto 16 euro, durata dello spettacolo 85 minuti.

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