«Francamente me ne infischio» semivuoto politica dei prezzi sbagliata

TRENTO - L’ha già scritto la nostra critica teatrale Antonia Dalpiaz: davvero un gran peccato che per «Francamente me ne infischio», il «Via col vento» di Antonio Latella (quello dello scandalo bestemmia+nudo virile dei «Negri» di Jean Genet, nel 2003, che ha lasciato un segno nella storia del pubblico teatrale di Trento) al Teatro Sociale ci fossero un centinaio di spettatori la prima sera (venerdì) e altrettanti la seconda (il sabato), a calare nel corso dei tre «pezzi» di tre ore e mezzo di spettacolo inclusive di pause, fino a qualche sparuta decina a fine serata.
Gli stessi dirigenti del Centro Santa Chiara sono rimasti spiazzati, perché l’anno scorso, un altro spettacolo impegnativo come «Il tram chiamato desiderio» dello stesso Latella aveva richiamato ben 455+496 spettatori nelle due repliche.
Congiunzioni astrali a parte, c’è da domandarsi a questo punto se la «politica aggressiva» sui prezzi annunciata dal direttore Nardelli per le Tendenze prosa (abbonamento di 40 euro per i 5 spettacoli, quindi ingresso singolo ridotto da 20 a 8, sia sufficiente per certi spettacoli di qualità che però rischiano di deprimere eccellenti compagnie e il pubblico presente. L’art manager Michele Mele suggeriva l’altra sera misure super-aggressive: tipo, spettacolo gratis per gli abbonati alla stagione maggiore, 1 euro per gli studenti universitari, che invece ne dovevano pagare 10.
Non spetta a noi giornalisti indicare la strada ai manager e non sappiamo se sia possibile una politica «iper-aggressiva» dei prezzi, tipo pronto soccorso, con ingressi a 1-2-5 euro venduti quando si vede che le prenotazioni sono in asfissia.
Certo, fa impressione quel bellissimo teatro semivuoto per un grande testo e tre grandi attrici-Rosselle O’Hara: tre spettacoli in uno, in cui il mito americano, il razzismo e la violenza delle convenzioni borghesi venivano denudati, a parole a gesti a nudi veri, con caustica e dolente efficacia di parola e di visione.
Fa riflettere che mancassero le centinaia di attori e protagonisti delle esperienze del teatro di base che fanno ricca la scena trentina.

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Emanuela Rossini, che oggi alle 17.30 al Sociale ne parla col pubblico (quanti saranno, a discuterne?) e che ha fortemente voluto richiamare Latella a Trento, potrà cercare risposte più specifiche.
E se la chiave fosse nel titolo dello spettacolo? Se i trentini avessero equivocato? «Ce ne infischiamo delle tue Rosselle, restiamo a casa a guardare la tele, o andiamo in birreria che è primavera». Latella, presente venerdì sera al Sociale, osservava serafico: «E pensare che non abbiamo proposto l’intero spettacolo di cinque pezzi in sei ore». E magari invece poteva diventare l’evento esagerato, e unico, che attirava più curiosità?
Peccato! Professori, studenti, teatranti, lettori, cinefili ed attivisti dei diritti umani (suppergiù 100mila trentini, non 100) avrebbero molto imparato, da «Francamente me ne infischio», sul teatro che non se ne infischia, e sugli attori che regalano anime e corpi a un teatro vivo.

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