I Corni della Scala nel teatro delle Pale

di Fabio De Santi

Robert Schumann, grande compositore romantico, pensava che i corni e il loro suono fossero al centro di quell’universo in miniatura che è un’orchestra sinfonica. E proprio da una delle più prestigiose, quella del Teatro alla Scala di Milano, è nata una formazione come quella dei Corni della Scala protagonista del secondo evento per i Suoni delle Dolomiti previsto per domenica, alle 12, al Rifugio Giovanni Pedrotti sulle Pale di San Martino. Dal 2008 i musicisti diretti da Angelo Sormani si dedicano a far conoscere la bellezza timbrica e la versatilità di questo strumento al grande pubblico con un’intensa attività concertistica. Un’attività, come ci racconta in questa intervista Sormani, rivolta anche favore di associazioni umanitarie ed enti no profit, con un repertorio che va dalla classica alla musica popolare passando per ritmi sudamericani e colonne sonore per film.

Sormani, quale repertorio avete preparato per questo concerto?

«Abbiamo già partecipato a questo Festival nel 2014 e quindi per noi si tratta di un un piacevole ritorno. Per l’occasione abbiamo studiato un percorso che parte dalla musica classica e dal periodo barocco. Un viaggio di note che prevede un estratto dal “Gloria” di Vivaldi, brani di compositori come Leoncavallo e Brahms e un piccolo salto nel romanticismo. Prima di passare al repertorio contemporaneo volevamo rendere anche un omaggio alla montagna con alcune trascrizioni di Giuseppe De Marzi fra cui il celebre canto “Signore delle cime”. Nella parte finale suoneremo pezzi contemporanei e anche composizioni tratte da celebri colonne sonore di film come Bohemian Rapsody, La bella e la bestia e Titanic».

Quali sono le difficoltà maggiori nel suonare uno strumento come il corno in alta quota?

«Nel 2014 avevamo suonato alle 6 del mattino in occasione dell’alba. Ricordo che era davvero freddo e quindi lo strumento doveva essere un pochino riscaldato perché potesse rispondere bene alle sollecitazioni. Quel concerto era stato molto suggestivo, bello e piacevole: stavolta però suoneremo a mezzogiorno e quindi non ci dovrebbero essere problemi».

Come sono nati i Corni della Scala?

«Tutto è iniziato per ricordare il collega Antonio Pesci una figura importante alla Scala. In quell’occasione il gruppo, capitanato dal maestro Stagni ha voluto tenere un concerto commemorativo: da lì poi la cosa ha preso piede, si è strutturata sempre di più e negli anni abbiamo fatto parecchi concerti anche dedicati alle associazioni umanitarie. Due anni fa abbiamo registrato il nostro primo cd diffuso anche con la rivista Amadeus. Il lavoro raccoglieva diversi autori come Beethoven, Schubert e Rachmaninov».

Qual è il fascino di uno strumento come il corno?

«La sua magia è quella di riuscire con un suono vellutato e particolare, molto caldo e trasparente, a riprodurre anche toni secchi e di grande impatto sonoro. Il corno ha una sua grande versatilità che porta a una notevole gamma di sonorità ed espressività tanto che a volte non sembra davvero di ascoltare un unico strumento».

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