Questa sera all'Auditorium la leggenda Archie Shepp

di Fabio De Santi

«Il jazz è un dono che i neri fecero all’America. C’è senz’altro un’influenza europea nel jazz ma i grandi maestri di questa musica sono sempre i neri. Ci sono pochi trombettisti che hanno imitato Bix Beiderbecke, molti, però, che hanno imitato Armstrong».

In queste parole c’è tutto lo spirito combattivo di un mito del jazz come Archie Shepp che sarà in concerto questa sera, alle 21, all’Auditorium S. Chiara, per uno degli eventi più attesi della rassegna Jazz’About.

Pioniere del free jazz, musicista e attivista della cultura black, faro dell’avanguardia degli anni sessanta Archie Shepp è una delle figure imprescindibili dell’universo jazz anche per i sodalizi con altre due leggende quali Cecil Taylor e John Coltrane, in un momento storico in cui il jazz è stato l’indicatore di una nuova era.

«Se nel Dna di Jazz’About - spiega il direttore artistico Denis Longi - c’è l’esplorazione degli aspetti più creativi del jazz come attitudine, più ancora che come suono codificato, questo non significa che vadano dimenticate le radici più pure del genere. Tuttavia è la stessa grandezza e personalità di Sheep a dimostrare come il jazz possa e debba essere un approccio olistico: non solo si tratta di uno dei più grandi sassofonisti di tutti i tempi la sua voce è significativa anche come poeta, scrittore, drammaturgo e pensatore».

Lui più di altri e prima di altri ha riannodato negli anni ’60 i fili tra la tradizione africana e i nuovi impulsi del be bop permeando sempre tutto di una intensità davvero rara, quasi spigolosa a tratti, ma anche con la capacità di saper parlare al grande pubblico come pochi altri artisti jazz del ventesimo secolo.

La sua prima esperienza discografica importante a nome proprio è quella insieme al gruppo dei New York Contemporary Five. Arrivano poi anche i dischi incisi per l’etichetta «Impulse! Records» insieme a John Coltrane, che aveva per Shepp una profonda ammirazione. Il primo di questi  è «Four for Trane» al quale partecipa anche il trombonista Roswell Rudd mentre nel 1965 con la pubblicazione di «Ascension» Shepp e Coltrane diventano gli esponenti di spicco dell’avanguardia newyorchese.

Questa situazione diventa emblematica con l’uscita di «New Thing at Newport» in cui una facciata dell’Lp è dedicata a Coltrane e l’altra a Shepp. Nello stesso anno esce anche «Fire Music», in cui si leggono i primi segni dell’afrocentrismo di Shepp. Nell’album viene recitata una poesia di Malcolm X, mentre il titolo è preso dalla tradizione della «musica cerimoniale africana». Sono questi i primi passi di un musicista che ha attraversato i decenni fino al terzo millennio senza mai perdere la sua lucida creatività.

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