Marco Ferradini, il cantautore ospite mercoledì sera del concorso musicale CantaCles

di Fabio De Santi

CLES – La sua “Teorema” è considerata uno dei classici della canzone d’autore italiana ma la lunga carriera di cantautore Marco Ferradini è costellata di altri successi come “Quando Teresa verrà” e “Schiavo senza catene”. L’artista nato a Como nel 1949 mercoledì prossimo, 1 luglio alle 21, sarà ospite del CantaCles in Val di Non dove proporrà alcuni dei suoi brani più noti nell’attesa, come ci racconta in questa intervista, di pubblicare il suo nuovo album.

Marco Ferradini: cosa suonerà al CantaCles?

“Proporrò una piccola carrellata dei miei successi iniziando da “Il mestiere della vita” che è un brano dedicato alla musica, perché l’ho sempre considerata importante, non solo come professione  ma anche come svago e benessere. Penso che le capacità terapeutiche della musica non siano ancora state scoperte, sono convinto che prima o poi, invece di esserlo con pillole e balsami vari, saremo curati con le canzoni”.

Ci sarà in scaletta anche “Lupo Solitario Dj”?

“Sì, amo questo brano che racconta la mia esperienza negli anni ‘80, quando uscì “Teorema” e le radio mi diedero una grossa mano. Allora le radio erano più libere, diverse da quelle di oggi. I dj sceglievano i pezzi, s’innamoravano di un artista e lo proiettavano nell’etere, gli davano una mano”.

Non mancherà, immagino, qualche assaggio dall’album “Senza catene” il suo must.

“Senza catene”, uscito nel 1981, visto a posteriori, è un piccolo concept album,  perché narra l’odissea sentimentale di un uomo, di quando s’innamora la prima volta, quando incontra questo bel sentimento che poi non è solamente gioia ma anche foriero grandi dolori e descrive, quindi, tramite quattro canzoni, fra cui “Teorema” la storia di un uomo e dei suoi sentimenti”.

 

Cosa pensa Ferradini della musica italiana di oggi?

“Vedo una scena triste, spenta, poco ispirata. Mi rende triste vedere anche artisti che suo tempo hanno avuto successo, ridotti in qualche modo a fare il verso a quelli più giovani perché hanno paura di non esserci più. Tanti si “prostituiscono” in qualche modo pur di ottenere l’attenzione delle giovani generazioni. Questa è una cosa che spero di non dover mai fare. Oggi domina il rap che t’innonda di parole a raffica di cui, ci scommetto, nessuno si ricorderà  nulla. Negli anni ‘80 molti testi rimanevano impressi, si dava importanza alle parole, oggi sono per lo più usa e getta, servono per il momento ma di loro non resterà niente”.

Il suo ultimo lavoro “La mia generazione” , uscito nel 2012, è stato dedicato ad Herbert Pagani.

“Ho lavorato a lungo con lui e ho voluto dar vita a questo progetto coinvolgendo anche altri musicisti della scena italiana come Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, Emdio Clementi e Maniel Agnelli. Herbert Pagani era un piccolo genio della comunicazione, faceva il dj ed era una persona con una vulcanica volontà di comunicare con gli altri e si è consumato in questa volontà e in questa voglia di raggiungere il cuore delle persone. Lui non era come quegli artisti annoiati che sembra abbiano già dato ed avuto tutto dalla vita, lui era esattamente l’opposto”.

 

A quando allora un nuovo cd?

“Lo sto ultimando e proprio in questi giorni sono in sala di registrazione: uscirà entro la fine dell’anno e sarà un disco di undici brani inediti, alcuni cantati anche insieme a mia figlia Charlotte, anche lei cantautrice, con testi che spaziano dalla canzone d’amore ai temi sociali”.

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