Trento Summer Festival Si comincia con Nek

di Fabio De Santi

Sono quattromila i biglietti già staccati per i tre eventi della quarta edizione del Trento Summer Festival che si apre domani sera (domenica 30) alle 21 in Piazza Fiera a Trento con il concerto di Nek e che proseguirà con Francesco Renga (mercoledì 2) e con Gabbani (domenica 5). Apertura affidata a Filippo Neviani in arte Nek che porta in Trentino il suo «Unici Tour», legato all’ultimo disco del cantautore di Sassuolo.

Nek, quali colori avrà il live a Trento?
«Voglio regalare al pubblico un grande trasporto, fatto di energia e anche di emozioni, di momenti pop-rock e momenti acustici, parentesi serie, parentesi più leggere. Nel concerto ci sono sia brani del nuovo album, sia i singoli che le persone aspettano e vogliono cantare. Sono felice di fare ogni sera un concerto di due ore, con brani che la gente mi richiede a gran voce ancora dopo anni».

Le piace la dimensione della «piazza»?
«È l’atmosfera, quella delle piazze e dei teatri, che preferisco in assoluto. Se è vero che i grandi numeri sono sempre affascinanti, nulla vale quanto guardare la gente negli occhi, sentirli vicini, costruire con loro un rapporto di intimità, scegliere di scendere dal palco ad abbracciare il pubblico. Queste sono le emozioni che la musica sa dare».

Nel live ci sono momenti più rock, tirati, accanto ad altri più morbidi ed ironici: quali preferisce?
«Credo che nella propria professione, come nella vita, sia importante bilanciare e far incontrare serietà e ironia, e non posso scegliere quale “me stesso” preferire; ogni momento richiede un’attitudine diversa e, in musica, è giusto che al pubblico arrivino entrambi gli aspetti poiché mi appartengono come artista e come persona. Mi piace molto prendermi in giro, come è successo in “Sassuolo come Palm Springs” in cui mi sono divertito anche a fare il rapper».

Come nascono le  canzoni di Nek?
«Dipende. Un tempo partivo dalla musica e in un secondo momento scrivevo il testo, ora invece le dinamiche possono essere varie. Da sempre voglio condividere il mio lavoro con altre persone, con un team di lavoro che nella creazione della musica può portare pensieri e mondi interiori differenti dal mio; solo così arrivano gli stimoli e la carica necessaria per poter creare pezzi che poi vengono apprezzati, capiti e possono diventare hit».

Soddisfatto di come è stato accolto «Unici»?
«Nell’album c’è più musica elettronica, sentivo la necessità di affiancare la mia voce a sonorità differenti che in passato ho abbracciato raramente, come appunto i suoni elettronici ma anche ritmi più simili a quelli del soul e all’rnb».

Un disco che ha fatto breccia anche nei Paesi latini.
«Laura no esta (versione spagnola di “Laura non c’è”), vent’anni fa è stata la canzone giusta al momento giusto. E da allora, nei Paesi Latini mi sono sempre vicini. Certe alchimie non si possono spiegare. Da quel momento ho continuato a lavorare per il mercato estero, con costanza e ripartendo sempre da zero. Bisogna chinare il capo e andare avanti, senza dare nulla per scontato e per me è un privilegio. Negli ultimi mesi sono stato spesso in Spagna, che dopo Sassuolo considero la mia seconda casa».

L’emoziona ancora la dimensione dei live?
«Sì, non ci si abitua a certe cose e non è mai facile trovarsi davanti a migliaia di fans. Prima di salire sul palco, come tutti anche io temo di non ricordare i testi, di non essere intonato, di fare delle figuracce o di non riuscire a far divertire il pubblico.
Poi però sono certo che succederà come ogni volta: appena entrato in scena e accese le luci, appena partita la musica, acquisterò sicurezza e comincerò lo show, cercando il contatto fisico con la platea».

Se diciamo Trento a che cosa pensa?
«Confesso che il Trentino -Alto Adige non lo conosco moltissimo. A Trento ho suonato anche due anni fa con il tour di “Prima di parlare” ed è stata una bellissima serata quindi sono felice di tornare da voi per questo Festival».

Guarda e ascolta:

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